Storie di impresa
30.05.2019 - 18:00
Francesca Ossani, l'imprenditrice che ha salvato la Crik Crok dal fallimento
È una storia di valori, coraggio, caparbietà e passione quella che racconta della nuova era di uno dei marchi storici del food italiano. Parliamo della Crik Crok, uno dei principali player nazionali nella produzione e distribuzione di snack salati e di Francesca Ossani, la donna che ha dato un futuro all'azienda. È il 2017, la Crik Crok è sull'orlo del fallimento, i suoi dipendenti rischiano di perdere il posto di lavoro, il marchio potrebbe scomparire. Francesca è un'imprenditrice, lavora nel settore del tessile ma decide di affrontare una nuova sfida: acquisire un'azienda in difficoltà e rilanciarla. Quell'azienda è proprio la Crik Crok che oggi, dopo una lunga corsa ad ostacoli, è la sua. Lo stabilimento di Pomezia non chiuderà. I suoi 154 dipendenti e le loro famiglie sono salvi.
Chi è Francesca Ossani e perché decide di mettersi in gioco e affrontare questa sfida?
«Francesca è una donna che viene da una realtà completamente diversa da quella del food. Mio papà era un albergatore, un uomo che ha avuto molto successo ma che si era costruito dal nulla. E mi ha lasciato un valore per me imprescindibile, quello del lavoro. Lo stesso che io voglio trasmettere ai miei figli. Questa è stata una sfida prima di tutto personale. Ho voluto acquisire un'azienda in difficoltà e l'obiettivo era quello di riuscire a rilanciarla. Oggi posso dire che, nonostante due anni di difficoltà, ce l'abbiamo fatta. Anche quando mi sono trovata davanti a un bivio e sarebbe stato più semplice "mollare" ho deciso di continuare. Proprio per dimostrare a me stessa, ai miei figli e a tutte le persone che fanno parte di questa azienda che quando si crede davvero in qualcosa bisogna lavorare sodo ma i frutti non tardano ad arrivare. E io ho creduto e credo fortemente in questo progetto. La soddisfazione di vedere oggi la gratitudine dei nostri dipendenti, che sono l'anima e la forza di questa azienda, è impagabile. Quello che ho avuto da questa esperienza è prima di tutto un arricchimento umano».
Lei è la donna che ha salvato un'azienda italiana dal fallimento. Senza delocalizzare, senza tagli al personale. Come è riuscita a raggiungere questo traguardo?
«Questi due anni sono stati una corsa ad ostacoli. Io ho lottato per il mio sogno ma anche per tutte le persone che fanno parte di questa realtà che è diventata, più che una squadra, una grande famiglia. Vedere l'attaccamento dei dipendenti all'azienda, nonostante il lungo periodo di crisi e incertezza, mi ha dato lo slancio per andare avanti. Ho voluto conoscere di persona ognuno di loro, ho voluto che si sentissero parte di questo progetto. Ho voluto che guardassimo tutti nella stessa direzione. Il successo di un'azienda sta soprattutto nella felicità di chi la compone. Credere nei rapporti umani, nel valore delle persone è stata la carta vincente. I 154 dipendenti che lavorano in questo stabilimento oggi sono "salvi", lo sono le loro famiglie. Il rilancio della Crik Crok è un successo di tutti loro, non solo il mio».
Oltre a una strategia di risanamento dell'azienda, avete adottato anche una strategia di rilancio del marchio. Come?
«Abbiamo, innanzitutto, puntato su una progressiva e decisa riduzione delle perdite di bilancio per conseguire, entro il prossimo esercizio finanziario, il pareggio del risultato industriale e la ripresa della produzione di flussi finanziari positivi essenzialmente tramite l'ampliamento della quota di mercato. Ma abbiamo anche dato il via a un processo di svecchiamento dell'azienda per rilanciare il marchio. Dalle nuove aromatizzazioni ai nuovi prodotti, passando per il nuovo packaging con il logo rinnovato, abbiamo voluto dare un segnale di cambiamento. Produrre patatine e snack salati non è solo vendere un prodotto. Un pacchetto di Crik Crok è la felicità di un bambino, è una pausa con gli amici, è un momento di relax da gustare in compagnia. E salvare un marchio, dargli un futuro, per me, è anche un po' salvare tutto questo».
Quest'anno si festeggiano i settant'anni di storia della Crik Crok. Grazie a lei ce ne saranno ancora altri da raccontare. Quali i progetti per il futuro?
«In primis, crescere e continuare a garantire stabilità a quest'azienda e a chi ne fa parte. Ho anche un sogno, riportare qui in visita le scuole, osservare i bambini felici nel "mondo" nel quale le patatine vengono prodotte. Tra gli obiettivi c'è anche quello di rafforzare il nostro marchio in tutto il Paese. Bisogna ripartire proprio da qui, dal mercato italiano. In questi due anni ho voluto conoscere personalmente anche tutti i nostri agenti, loro hanno il compito di proporre il marchio sul mercato e voglio che non vendano solo i nostri snack ma anche i valori che ci sono dietro.
Saranno questi il punto di forza del futuro di questa azienda».
Il sogno di Francesca Ossani è diventato realtà. Un'azienda italiana è stata salvata dal fallimento. I suoi 154 dipendenti e le loro famiglie possono tirare un sospiro di sollievo. Lo stabilimento di Pomezia continuerà a lavorare a pieno ritmo. La Crik Crok non scomparirà, anzi, è pronta a scrivere altre pagine nella storia del food.
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