Il caso
29.11.2018 - 17:00
Contributi agli indigenti, il 20 febbraio l'udienza preliminare. Confermate le accuse per sei degli otto indagati. Peculato e voto di scambio i reati contestati dal pubblico ministero Barbara Trotta.
La storia risale al 2016, in piena campagna elettorale per le consultazioni amministrative di giugno.
Nell'atto disposto dal procuratore Trotta sono stati confermati i capi di imputazione per il sindaco, per l'assessore Cimaomo, e per i due dipendenti comunali i quali «in concorso fra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso ed anche in tempi diversi, avendo per ragioni di ufficio o servizio la disponibilità dei fondi stanziati per l'erogazione di sussidi ai cittadini indigenti se ne appropriavano erogandoli o facendoli erogare ad una serie di cittadini selezionati al di fuori delle procedure previste dal regolamento dei Servizi sociali». Il tutto, in assenza di un avviso pubblico che regolamentasse i requisiti per l'accesso ai contributi, sulla base di richieste non corredate da alcuna documentazione (relazione dell'assistente sociale e dichiarazione Isee) e in assenza di un'istruttoria sulla sussistenza dei requisiti e conseguente graduatoria.
In pratica sindaco, assessore e dipendenti si sarebbero limitati a raccogliere le domande, compilandole al posto dei cittadini, per poi disporre mediante determina il pagamento delle somme (da 250 a 800 euro).
In totale 118 le pratiche evase. Confermati i capi di accusa per il sindaco e l'assessore che «con più azioni consecutive di un medesimo disegno criminosi e in tempi diversi, per ottenere a proprio vantaggio il voto elettorale offrivano, promettevano e facevano ottenere agli elettori l'erogazione di sussidi al di fuori del rispetto della procedura». Due gli elettori indagati per corruzione,uno beccato a fotografare la scheda poi annullata.
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