Spazio satira
L'addio
01.11.2018 - 11:46
A morire a bordo di quella Smart bianca lungo la Casilina alle 15 di lunedì anche Antonio Russo. Il trentottenne era arrivato diversi anni fa da Sant'Antimo in cerca di lavoro, e l'aveva trovato. Si era fermato, prima a Colfelice, per un paio d'anni, poi tra Arce e Roccasecca.
Lui e Rudj erano inseparabili, amici e colleghi, era facile vederli insieme in giro, qualche anno di differenza tra i due, due vite diverse per certi aspetti ma molto uniti. Non era raro trovare Antonio nell'azienda di famiglia di Rudj, nell'agriturismo gestito dalla sua famiglia, Antonio era stato accolto come un familiare.
Ma Antonio una famiglia ce l'aveva e l'aveva lasciata a pochi chilometri da Napoli. Quando i genitori hanno saputo della sua morte e la notizia si è diffusa in città lo sconcerto non ha lasciato spazio ad altri sentimenti.
Ieri in tarda mattinata l'agenzia funebre è venuta a prendere il feretro di Antonio per accompagnarlo nel suo ultimo viaggio di ritorno verso la sua terra d'origine. Alle 16 è arrivato al Santuario di piazza della Repubblica. Ad aspettarlo, per l'ultimo doloroso saluto, familiari, conoscenti e amici d'infanzia.
Antonio era partito, aveva lasciato gli affetti, forse alla ricerca di una vita migliore, di un posto in cui mettere radici. E ci era riuscito, aveva trovato nuovi amici, persone che gli volevano bene che lo avevano accolto come un fratello, un figlio. La sua morte, come quella di Rudj, non troverà mai una giustificazione.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione