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Il risvolto

Spaccio nelle case popolari, un urlo durante il blitz: "Fionnare"

Lo stupefacente in uno scooter abbandonato. Il mezzo era tutto impolverato, tranne il sellino sotto il quale veniva occultata la droga da spacciare

Un motorino da rottamare parcheggiato nell'area condominiale. Apparentemente inutilizzato. Ma a mettere sulla strada giusta i carabinieri di Ferentino, che cercavano lo stupefacente, è stato un particolare: il ciclomotore, come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, «appariva impolverato in tutte le sue parti ad eccezione del sellino».
Era il 25 novembre 2017 e i militari dell'Arma stavano perquisendo le abitazioni dei fratelli Celardi. Il loro eccessivo nervosismo li tradisce. Come anche le richieste di non perquisire quel mezzo in quanto di proprietà di un altro inquilino. I carabinieri vanno avanti lo stesso e, sotto il sellino, sequestrano sei grammi di cocaina per cinque grammi di sostanza purissima. Veniva sequestrato anche materiale per il confezionamento.

Ma non solo, in quella circostanza i carabinieri provvedevano a sentire la proprietaria del mezzo «che neanche ricordava di detenere tale scooter!», rileva il gip. La donna poi riferiva che il mezzo era del figlio che non lo utilizzava da tre anni in quanto si era trasferito a Roma e che «il ciclomotore era da rottamare perché il motore risultava guasto da oltre due anni».
È uno dei particolari dell'inchiesta Anomia, condotta dai carabinieri con una serie di pedinamenti, osservazioni, intercettazioni e sequestri.

Nella stessa occasione del controllo al ciclomotore, i carabinieri perquisiscono le due abitazioni occupate abusivamente. Ma mentre nel primo caso fila tutto liscio, nell'altro sentono la madre dei Celardi che lancia l'allarme. Nell'ordinanza il gip scrive: «si agitava (veniva sentita chiaramente la sua voce dai militari presenti dietro la porta di casa) e svegliava il figlio Loris, invitandolo a "fionnare" quella roba». E in casa i carabinieri avrebbero rinvenuto un mestolo coperto da residui di cocaina e una parte annerita dal fuoco, probabilmente usato per preparare il crack.
Facendo un passo indietro nel tempo, i carabinieri si sono messi sulle tracce del gruppo a seguito di informali segnalazioni sullo «stato di invivibilità e mancanza di tranquillità scrive il gip presso le palazzine (case popolari) di via Madonna degli Angeli di Ferentino a causa di una sfacciata e tracotante attività di spaccio di sostanze stupefacenti posta in essere dai fratelli Celardi Ivan e Celardi Loris, attività esercitata sotto il palazzo».

Nei confronti degli indagati scrive il gip «sussistono a loro carico gravi ed univoci indizi di colpevolezza in ordine a delitti continuati di acquisto, detenzione, trasporto e cessione a terzi dietro corrispettivo di denaro». Fatti, sostiene l'accusa, «perpetrati in maniera costante, abituale e ripetuta (quale unica o prevalente "occupazione" di tali soggetti) nell'arco temporale di circa due mesi». Gli acquisti della droga, secondo gli accertamenti compiuti dai militari dell'Arma, avvenivano con l'intermediazione degli altri indagati Luca Abbate e Giuseppe Puperi.

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