Spazio satira
Il blitz
05.06.2018 - 10:00
Parte dello stupefacente sequestrato
Una scritta sul muro del palazzo "0,3 20 E". Ovvero una dose da 0,30 grammi di cocaina al costo di 20 euro. E rispetto alle altre piazze allo steso prezzo c'erano 0,10 grammi in più. Si pubblicizzava anche così l'organizzazione accusata di spacciare in via Bellini. Niente più telefonate: bastava presentarsi lì, chiedere alla vedetta di turno e si veniva indirizzati in quello che era uno spaccio self service: creata una mattonella che si spostava all'interno della quale c'era un cassetto dove era messo lo stupefacente che andava ritirato. Un modo anche per far sì che l'acquirente non vedesse in faccia chi c'era dall'altra parte. A volte la droga era nascosta nella pattumiera.
L'inchiesta, partita nel 2015, per un periodo ha evidenziato quella che il dirigente della squadra mobile Carlo Bianchi ha definito «una concorrenza pacifica con accordo di non belligeranza con il Casermone e gli Intoccabili». È chiaro, poi, che una volta scattati gli arresti per queste altre due organizzazioni, il volume degli affari in via Bellini è cresciuto («Loro sono andati per la maggiore», ammette il vice questore). I rifornimenti giornalieri erano di 150 grammi al giorno, anche se in particolari periodi dell'anno, come a Natale del 2015 e a capodanno, la domanda è schizzata alle stelle con doppio carico a Roma. La porta blindata a presidio della piazza di spaccio venne lasciata aperta un giorno così che la polizia riuscì a fare irruzione, il 17 marzo 2016, con quattro arresti (Mansi, Brahimi, Memajdini e Surdu) e il sequestro di 127 grammi di cocaina.
Fu allora che venne scoperta la scritta sul muro. Tuttavia, «ancora una volta il gruppo si compattava scrive il gip Tamburelli e rapidamente si riorganizzava per laripresa delle cessioni illecite, mostrando tutta la vitalità e la forza di un progetto delittuosodi ampiorespiro».L'andiri vieni prosegue come sempre.
Una piazza, comunque, definitiva dagli investigatori popolare: prezzi popolari per una clientela non troppo pretenziosa.
Per sfuggire ai controlli della polizia, sui indicazione di quello che viene ritenuto il capo, Kercanaj, venivano utilizzati dei cellulari dedicati, attivati nel Casertano e intestati a prestanome. Solo per un periodo, dopo altri arresti, si decise per un piccolo periodo di utilizzare un linguaggio cifrato. Gli investigatori hanno notato le file a tutte le ore del giorno e della notte.
A volte si spacciava anche quando c'era lo scuolabus, in qualche caso c'era anche un camionista, cliente abituale, che parcheggiava il tir scendeva, si riforniva e poi arriva per un viaggio. Contati fino a 150 accessi giornalieri.
Bianchi mette in guardia sulle conseguenze dello spaccio: «La cocaina era assuefazione e non tutti possono permettersi di spendere 600 euro al giorno per acquistarla. Ciò crea un circuito di crimini indotti». Con una domanda così forte, le forze dell'ordine si appellano oltre che alla società civile alle sentenzedei tribunali per associazione a delinquere. «Condanne pesanti, come quelle confermatein appelloper gliIntoccabili conclude Bianchi fanno riflettere a chi si vuole organizzare in forma strutturata».
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