Spazio satira
Il delitto
24.03.2018 - 10:30
Quel costone scosceso pieno di anfratti e piccole spelonche lo conosceva bene. Lo ha frequentato certamente in passato, quando era sposato con la sua ex moglie. Il terreno in questione, nella zona di Ambrifi, in territorio di Lenola, non lontano dal confine con Vallecorsa, appartiene infatti al padre della donna. Gli inquirenti ritengono che proprio lì Michele Cialei sia tornato il 23 ottobre scorso per occultare il cadavere di Armando Capirchio,il pastore rivale trovato ieri a pezzi, in due bustoni, all'interno di una cavità che s'insinua nella roccia per qualche metro. Un nascondiglio quasi impenetrabile che solo l'acume e l'abilità dei carabinieri e degli speleologi del soccorso alpino sono riusciti a svelare. Per cinque mesi le operazioni di ricerca del pastore scomparso nel nulla hanno mobilitato una schiera di uomini e mezzi. Una macchina davvero imponente. E anche ieri gli inquirenti si sono mossi in forze. Tanti i carabinieri mobilitati per la battuta che poi si è rivelata decisiva.
Coordinati dal comandante provinciale dell'Arma Fabio Cagnazzo, sono stati impegnati per l'intera mattinata unità specializzate nelle arrampicate alpinistiche e nelle ispezioni di insenature naturali, dirupi, precipizi e cavità carsiche. A supportarli anche il volo di un elicottero del Nucleo carabinieri di Pratica di Mare, i vigili del fuoco del Comando provinciale di Frosinone, gli speleologi del Cai frusinate coadiuvati anche da volontari del luogo che conoscono bene la zona montuosa e impervia. In questi mesi, i militari dell'Arma, che hanno coordinato indagini e ricerche, non hanno lesinato gli sforzi. Con loro anche i carabinieri forestali e i vigili del fuoco. E ripetutamente sono intervenuti anche gli esperti del Ris, a caccia di tracce ematiche e di altri riscontri di laboratorio utili all'inchiesta condotta dal pubblico ministero Vittorio Misiti che ieri è tornato sul posto. Per trovare Armando Capirchio sulle montagne intorno a Vallecorsa sono stati impegnati anche gli uomini dei"Cacciatori di Calabria", il corpo speciale dei carabinieri addestrato per la ricerca dei latitanti. E a più riprese sui pendii scoscesi di Monte Calvo e della sottostante Valle Trivella si sono viste in azione anche le unità cinofile dei carabinieri con i cani molecolari utilizzati per fiutare possibili tracce biologiche dello scomparso, quattro unità giunte appositamente da Guidonia e sette da Benevento. Non solo. Dal cielo, oltre agli elicotteri, ci hanno pensato i droni a scandagliare la zona. Un lavoro certosino, ripetuto più volte dagli inquirenti, nella speranza di poter individuare attraverso le immagini dall'alto qualche indizio che potesse svelare il luogo in cui si trovava il cadavere di Capirchio. Sin dai primi giorni alle ricerche dell'uomo si sono aggiunti gli agenti della polizia locale del paese e tanti volontari, quelli della protezione civile di Vallecorsa, di Amaseno, Lenola e Frosinone, ma anche molti semplici cittadini ansiosi di contribuire alla soluzione del giallo che per cinque mesi ha tenuto tutti col fiato sospeso.
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