Spazio satira
13.12.2017 - 12:07
Tre mucche morte. Per le quali Michele Cialei accusava Armando Capirchio. Sarebbe questo il movente dell'omicidio di Vallecorsa, unito a vecchi rancori. Tra i due – come ricostruito dai carabinieri – anche un anno e mezzo fa c'erano stati forti contrasti, sempre legati allo sconfinamento delle bestie da un'area all'altra e a motivi di pascolo. Vittima e arrestato, del resto, operavano in due zone confinanti in località Pietralunga. In passato Capirchio era stato ferito alla testa.
Anche se il corpo ancora non c'è, il movente ai carabinieri sembra ormai chiaro. Dopo quasi due mesi di ricerche sul posto, in una zona alquanto impervia, con l'ausilio di volontari e dei vigili del fuoco, l'impiego dei cacciatori della Calabria, dei cani molecolari, di elicotteri e droni e del Ris, i contorni del fatto sembrano ormai delineati. Restano alcuni tasselli sui quali si lavora ancora: sul fucile, ritenuto l'arma dell'omicidio, su eventuali tracce di sangue di Cialei sul luogo del delitto, visto che l'uomo ha una ferita a un dito della mano sinistra, forse provocata da una pietra.
Sono le 11.46 del 23 ottobre quando il cellulare viene usato da Capirchio per l'ultima volta. Sarà un indizio fondamentale anche questo, dato che i carabinieri riescono a individuare che il cellulare di Cialei aggancia la stessa cella. «Quel giorno – precisa il tenente colonnello Andrea Gavazzi – e non succedeva mai, Cialei si reca in montagna con un fucile. Noi pensiamo che l'abbia utilizzato per colpire Capirchio. Tutti gli elementi convergono in un'unica direzione».
Le ricerche – come ricostruito dal colonnello Fabio Cagnazzo – si sono concentrate su due fronti, sul ritrovamento del cadavere e, anche con i cacciatori della Calabria, per la ricerca di «tracce che potessero indirizzare le investigazioni». A questo punto non si esclude un nuovo litigio tra i due, con Cialei che torna a casa a prendere il fucile. Un delitto premeditato, per gli investigatori dell'Arma.
Un delitto sul quale non è stato semplice indagare. «Il paese, con i dovuti modi e le cautele, ha collaborato – spiega Cagnazzo – La prima segnalazione importante è venuta proprio da Vallecorsa». Quanto all'arrestato, difeso dagli avvocati Giampiero Vellucci e Camillo Ierace, ha sempre negato. Anzi, come evidenziato dal luogotenente Angello Pizzotti «ha tentato di depistarci. Poi man mano che abbiamo incrociato le testimonianze abbiamo avuto diversi riscontri». La famiglia Capirchio, invece, si è affidata all'avvocato Filippo Misserville.
Dal punto in cui Capirchio sarebbe stato ucciso l'auto può arrivare fino a trenta metri in linea d'aria. Anche per questo i carabinieri ritengono che qualcuno possa aver aiutato Cialei almeno per occultare il corpo. E su questo fronte si scava ancora.
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