Economia
17.09.2025 - 16:00
Messe sotto la lente tutte le criticità emerse negli ultimi due decenni, gli industriali del Basso Lazio possono guardare al futuro e, seppur nella consapevolezza delle sfide ancora da affrontare, lo fanno con un certo ottimismo. Il bicchiere è mezzo pieno. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerso dalla presentazione del Rapporto “Le specializzazioni produttive del Basso Lazio 2025. Investimenti e settori emergenti”, presentato ieri nella suggestiva cornice dell’Abbazia di Fossanova. Lo studio è stato realizzato dal Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne. Protagonisti del dibattito Unindustria, la Camera di Commercio Frosinone-Latina e l’Azienda Speciale dell’ente camerale, Informare. A moderare il confronto il giornalista Corrado Trento, direttore editoriale di Ciociaria Oggi e Latina Oggi. Al centro del rapporto, dunque, l’evoluzione del settore produttivo del Basso Lazio, nel periodo 2013-2022. Perché è su questo punto che Unindustria ha voluto accendere i riflettori.
Sono trentadue le specializzazioni produttive industriali rilevate nell’area che comprende le province di Frosinone e Latina, congiuntamente ai comuni di Colleferro e Pomezia: tredici quelle classificabili come specializzazioni dinamiche, per le quali cioè si rileva una crescita di valore aggiunto e addetti, diciassette le specializzazioni in transizione, con una crescita di valore aggiunto contestuale a una flessione di addetti o viceversa, e due le specializzazioni in declino, vale a dire quelle in cui si registra una flessione sia di valore aggiunto che di addetti.
I dati
Dall’analisi emerge un processo di ristrutturazione produttiva fra il 2013 e il 2022, caratterizzato da una riduzione delle unità produttive, pari al -27% nel Basso Lazio, rispetto al -10% registrato in Italia. Un dato che spesso deriva da fenomeni di aggregazione così da disporre della massa critica necessaria per sostenere investimenti e affrontare le sfide della competizione. In altri casi, la riduzione del numero di unità locali dipende da razionalizzazioni del circuito dell’indotto, come accaduto per l’automotive, o da fenomeni di difficoltà settoriale. Di contro, gli addetti delle unità locali del Basso Lazio sono aumentati complessivamente del 6,4%, al di sopra della media nazionale, che si ferma a un +4,8%. I settori che hanno visto una maggiore crescita sono stati quello aerospaziale, con un aumento del 55,8% e le utilities (+33,7%), ma interessanti tassi di crescita hanno interessato anche la farmaceutica e l’agrifood. Inoltre, il Basso Lazio, fra 2013 e 2022, ha incrementato la sua dotazione di addetti nell’hi tech (+6,7%), soprattutto in provincia di Frosinone e a Colleferro. Parallelamente vi è stata una forte contrazione degli addetti nei settori medium tech (-15,4%). Al contempo, il valore aggiunto per addetto, che costituisce una misura di produttività, è aumentato meno del resto del Paese.
La presentazione
Accolti tutti i relatori e gli ospiti nella location d’eccezione, i lavori sono stati aperti con i saluti istituzionali del presidente della Camera di Commercio Frosinone-Latina, Giovanni Acampora e del presidente di Informare – Azienda Speciale Camera di Commercio Frosinone Latina Luigi Niccolini. «Mettiamo in campo i dati per tracciare la rotta – ha sottolineato Acampora – In una regione che è molto romanocentrica, dobbiamo individuare qual è l’effettiva specializzazione delle imprese nelle nostre due province quelle del Basso Lazio e lavorare tutti insieme per capire dove investire. Viviamo momenti molto complicati per il sistema delle imprese – ha argomentato – Abbiamo tensioni geopolitiche, risentiamo dei danni dello shock pandemico, per esempio, e in questo contesto dobbiamo individuare la rotta da seguire. Perché imprese, cittadini e lavoratori – ha concluso – rappresentano il vero patrimonio di questo territorio che tutti insieme dobbiamo salvaguardare». Niccolini, sottolineando l’importanza dell’elaborazione di studi come quello presentato ieri ha aggiunto: «Questo tipo di studi è fondamentale per poi poter redigere una strategia di sviluppo. Da questo rapporto emerge un tessuto produttivo del Basso Lazio dinamico, che in questi ultimi anni ha avuto le sue criticità, ma che si sta riprendendo brillantemente». A illustrare i risultati del Rapporto, poi, Paolo Cortese, responsabile Osservatori sui fattori di sviluppo del Centro Studi Tagliacarne: «Il sistema produttivo del Basso Lazio è uno dei motori produttivi più importanti della regione – ha rimarcato – ed è responsabile delle sue traiettorie di internazionalizzazione. Si pensi che nell’export regionale un euro su due è veicolato dal settore farmaceutico e per il Basso Lazio questa quota si attesta al 65% – ha argomentato – È inoltre un sistema produttivo che si fonda molto sulla capacità innovativa, anche se esistono molti settori tradizionali». Cortese ha infatti sottolineato che nel Basso Lazio è presente il 58% degli addetti nei settori high-tech. In merito ai settori di investimento, infine, ha spiegato come negli ultimi dieci anni quelli più rilevanti siano stati quelli basati sul terziario avanzato e sulla domanda di impresa, quindi informatica, ricerca e sviluppo e dotazioni competitive. Il direttore generale dello Svimez, Luca Bianchi, ha posto l’accento su quelle che ha definito le nuove sfide competitive: «Abbiamo la definizione di nuove politiche industriali che puntano su settori strategici – ha detto – quindi la sfida del territorio è intercettare queste opportunità. Dal Rapporto emerge che Latina e Frosinone sono il cuore industriale del Lazio – ha continuato – Il Lazio non è soltanto Roma, non è soltanto pubblica amministrazione e servizi e gran parte del tessuto industriale è collocata in questo territorio, con alcuni settori di specializzazione che incrociano le aree di intervento strategico definite a livello europeo. In quest’area abbiamo delle specializzazioni produttive di frontiera destinate a crescere nei prossimi anni, come la farmaceutica e l’aerospazio – ha concluso – Si tratta di settori in cui l’Europa sta investendo, per cui bisogna costruire un disegno di politica industriale che possa valorizzare queste competenze». A esprimere soddisfazione per gli esiti dello studio anche il direttore generale di Unindustria Lazio, Massimiliano Ricci. «Ci sono tutti i fondamentali per continuare a crescere e a investire in un settore fondamentale come quello del manifatturiero – ha evidenziato – delle industrie produttive in una parte di regione fondamentale, in cui la qualità del lavoro e la qualità degli operatori rappresentano un tassello fondamentale per continuare a sviluppare e a crescere». Alla presentazione dello studio è seguita una tavola rotonda nel corso della quale sono stati affrontati i temi più rilevanti per lo sviluppo del tessuto produttivo, dalla Zes, alla necessità di una stazione Tav in provincia di Frosinone, ribadendo poi l’importanza dello sviluppo del settore aerospazio e quella della farmaceutica. Al dibattito ha partecipato Corrado Savoriti presidente Unindustria Frosinone, che ha ribadito il peso dell’export ha sottolineato: «Dal rapporto emerge come il Basso Lazio rappresenti il motore economico industriale e manifatturiero della regione, le sfide sono tante – ha detto – ma i dati ci lasciano intendere quanto la manifattura locale sia molto importante e venga riconosciuta a livello europeo e anche mondiale». Fausto Bianchi, presidente di Unindustria Latina, nel ricordare la presenza di eccellenze, come quelle del farmaceutico, nei territori di Frosinone e Latina ha definito due parole chiave per lo sviluppo, parlando di «strategia e sinergia per aiutare le aziende a crescere ancora di più. Perché le imprese non hanno confini provinciali». Inevitabile, poi, un approfondimento su un settore che invece sta vivendo una profonda crisi, quale è quello dell’automotive, e sulla componente dell’indotto, sulla quale ha posto l’accento il presidente di Unindustria Cassino Vittorio Celletti. «Spesso pensiamo esclusivamente al carmaker, nella fattispecie Stellantis, ma dimenticandoci che c'è anche un discorso di indotto, dove abbiamo il vero know-how e il capitale umano che dobbiamo preservare».
Tiziana Vona, presidente di Unindustria Aprilia, ha poi ribadito l’importanza di fare sistema: «Le peculiarità territoriali sono talmente diverse che è proprio l’unione che ci può rendere forti – ha sottolineato – quindi valorizzare i nostri territori con una strategia comune è sicuramente un beneficio collettivo del nostro Basso Lazio. Sulla stessa linea anche il vicepresidente di Unindustria con delega al Consorzio Industriale Paolo Marini: «Bisogna lavorare in sinergia – ha detto – Concentrandoci su alcuni punti strategici, magari quelli più pronti a ricevere supporto, per rilanciarli e poi passare a quelli successivi».
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