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La lettera

Ucciso dall'auto pirata. Il padre chiede giustizia: «Chi ti ha ucciso deve pagare»

La lettera è stata letta al termine dei funerali del sedicenne Federico Salvagni

«Fede, amore, sei stato un leone. Hai superato sconfitte e avversità con forza, coraggio, caparbietà e attaccamento alla vita come pochi sanno fare alla tua età». Il padre di Federico, molto conosciuto a Latina, gestisce una sala scommesse proprio nel quartiere Isonzo, a poca distanza dalla chiesa, parla al microfono al termine della cerimonia. Legge una lettera che ha preparato per ricordare Federico. La gente abbraccia lui, il gemello di Federico, Daniele, la madre. Sono momenti carichi di dolore che scuotono le corde emotive e anche chi non ha mai conosciuto Federico dalla descrizione offerta dal papà inizia a immaginarselo. «A mio figlio devo essere io a dire cosa penso di lui, è il minimo che devo in suo onore» è l’inizio. Quando il padre di Federico parla c’è un grande silenzio. «Chi ti ha tolto la vita merita di pagare, nella giusta misura, papà - dice - ti promette che lotterà fino all’ultimo giorno di vita». Prima della cerimonia ha detto: «Prevale il dolore non la rabbia. Non esistono attenuanti, ho visto il video e l’auto correva. Chi ha ucciso mio figlio deve pagare fino all’ultimo giorno. I miei figli non dovevano passare su quella strada, sono stati obbligati, a mezzanotte e mezza gli accessi dalle spiagge sono stati chiusi. Se ci fossero stati gli accessi i ragazzi passavano dalla spiaggia e non su quella strada».

Il padre di Federico ha ricordato le doti umane del figlio: «I tuoi sorrisi e il tuo sarcasmo e il tuo carisma, ti rendevano unico. Sarai amato per sempre, tu e Daniele eravate l’ombra e l’uno dell’altro. Fede, tesoro, sarai sempre al nostro fianco e questa è una promessa facile da mantenere». Nella notte tra giovedì e venerdì Federico era insieme al fratello gemello Daniele e a un amico. Erano andati in spiaggia per il Ferragosto e stavano rientrando in un residence. Avevano mangiato una bomba calda e bevuto un te alla pesca, aggiunge il padre. Gioacchino Sacco, originario di Cassino, è in carcere con la pesante accusa di omicidio stradale aggravato dall’omissione di soccorso. Il gip Laura Morselli alla luce della gravità delle condotte ha sottolineato nel provvedimento restrittivo l’allarmante personalità dell’indagato. Non poteva guidare per la patente revocata e l’auto non era coperta dall’assicurazione.

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