Spazio satira
Cassino
23.07.2025 - 13:00
Yirel ora potrà tornare a casa. Una scelta, quella della famiglia della giovane dominicana, che già da un po’ era al centro delle intenzioni della famiglia della trentottenne uccisa in un appartamento di via Pascoli, a Cassino, con diverse coltellate nel maggio del 2023. La salma, che adesso si trova nel cimitero di Cassino, potrebbe presto tornare nella Repubblica dominicana. Nelle prossime ore, infatti, la difesa della famiglia Santana - rappresentata dall’avvocato Marco Rossini - presenterà istanza di rimpatrio affinché Yirel possa tornare a casa. Quattro mesi dopo la sua morte nel 2023, completato tutto l’iter necessario a eseguire gli accertamenti del caso, si erano tenute le esequie della giovane donna nella chiesa di Sant’Antonio. Un momento toccante, durante il quale erano stati lanciati due importanti messaggi: un forte “no” alla violenza di genere - da parte di don Benedetto Minchella, dell’amministrazione e delle associazioni antiviolenza del territorio - e la richiesta della famiglia: giustizia e verità sulla morte di Yirel. Poi la tumulazione nel cimitero di Cassino.
Per l’omicidio di Yirel Peña Santana lunedì è stato condannato in primo grado a 14 anni Sandro Di Carlo, operaio di 28 anni di Cassino. Un’accusa che Di Carlo - rappresentato dagli avvocati Sandro e Vittorio Salera e Alfredo Germani - ha sempre negato. A legare il suo nome all’appartamento di via Pascoli, una impronta insanguinata sul muro della stanza da letto della dominicana che lui avrebbe sì incontrato ma non ucciso, come ribadito al gip subito dopo l’arresto avvenuto dopo un’indagine lampo della polizia. Dopo brevi repliche delle difese e una veloce camera di consiglio, a mezzogiorno di lunedì la lettura del dispositivo: «Esclusa l’aggravante contestata, riconosciute le attenuanti del vizio parziale di mente; le attenuanti generiche ritenute prevalenti sulla contestata recidiva; applicata la riduzione per la scelta del rito, la Corte condanna Di Carlo a 14 anni di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali». Una decisione che di certo ha tenuto conto delle due sentenze precedenti (per altri reati) passate in giudicato per Di Carlo. La Corte presieduta dal dottor Marcopido ha inoltre disposto - tra le altre cose - che la pena «venga espiata in un istituto penitenziario dotato di una struttura per la tutela della salute mentale». Se Di Carlo dovesse risultare del tutto guarito e rispettoso delle prescrizioni, visto il presofferto (ovvero la detenzione già scontata) potrebbe poter beneficiare della semilibertà già nel 2030. Ovviamente sempre se l’istituto psichiatrico detentivo dovesse certificare la sua non pericolosità sociale.
Al termine comunque della pena, Di Carlo sarà sottoposto alla misura della libertà vigilata per cinque anni, con l’affidamento all’autorità di pubblica sicurezza competente. Tra le pene accessorie a suo carico, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Disposto anche il risarcimento delle parti civili: per la mamma e i bambini di Yirel (da liquidarsi in un separato giudizio) una provvisionale di 30.000 euro ciascuno, oltre al pagamento delle spese. E il risarcimento di 6.000 euro anche per l’associazione “Insieme a Marianna” (parte civile) in campo per le vittime di violenza. L’avvocato della famiglia Santana, Marco Rossini, subito dopo la lettura del dispositivo ha affermato: «Ci aspettavamo una sentenza diversa, non c’è dubbio. La sua responsabilità è stata riconosciuta. Ma sulla quantificazione della pena per noi c’è da discutere, non siamo d’accordo». Ora si confronterà con la procura che può decidere ulteriori eventuali azioni.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione