Tradizione a tavola
28.11.2024 - 18:00
Jacopo e Marco Sacchetto di “Evo Laboratorio Gastronomico” di Sora, oltre al locale si occupano di organizzare pranzi ed eventi. Mai, però, avrebbero immaginato di dover cucinare un giorno per ministri, diplomatici e alti rappresentanti delle nazioni più influenti del mondo. Almeno fino a quindici giorni fa circa. I due giovani imprenditori ciociari sono stati scelti per preparare entrambi i pranzi del G7 per i giorni del 25 e del 26 novembre. A coadiuvare lo chef Jacopo, come sempre c’è stato il fratello Marco, suo collaboratore. Abbiamo intervistato, a conclusione dell’evento che ha rappresentato un grande successo per i fratelli Sacchetto e la loro cucina fedele al territorio ciociaro, Jacopo, che si è occupato della cucina.
Come è nata la possibilità di cucinare per il G7?
I vostri piatti hanno avuto successo?
«Con i ministri non potevamo parlare ma abbiamo ricevuto feedback da parte dei dirigenti, tutti molto soddisfatti. Il 25 abbiamo realizzato un pranzo per i ministri e il buffet per i delegati, ad Anagni, al Palazzo del Comune. Il 26 abbiamo fatto le colazioni per tutti, poi il pranzo per circa 250 persone».
In quanti avete lavorato per la buona riuscita dell’evento?
«Marco Missori si è occupato della logistica. Ci ha contattati per il food e abbiamo collaborato, coinvolgendo le due aziende. Tutta la nostra macchina era composta da circa 30-35 persone: noi dell’Evo Laboratorio Gastronomico di Sora eravamo circa 20. Vorrei ringraziare nello specifico Annarosa del team di Missori e i “miei” Stefano, Romina, Sean, Francesco, Marco e tutti gli altri. Senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile».
Vi aspettavate una simile chance?
«È stata una cosa last minute: noi ci occupiamo di eventi ma solitamente di matrimoni e altre cose, che comunque richiedono una preparazione di almeno sei mesi. Nonostante il poco tempo, è andato tutto bene, c’è stata una collaborazione tra tutti».
Sperate che questo possa essere un trampolino di lancio per realizzare anche in futuro eventi simili?
«Sì, certamente speriamo che in futuro possano esserci occasioni simili. Puntiamo solo ed esclusivamente sui prodotti di qualità, non badiamo a spese e speriamo di aver impressionato».
C’è un piatto che più degli altri è piaciuto?
«Il tartufo di Campoli Appennino e l’agnello sono piaciuti molto. Così come la cheescake con le visciole. A Tajani, ad esempio, in stanza abbiamo messo i torroncini, le salsicce, le ciambelline e così via. E sappiamo che ha apprezzato molto. Abbiamo voluto esaltare la Ciociaria».
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