Spazio satira
L'analisi
08.10.2024 - 09:50
Tu chiamale se vuoi emozioni. Corrado Savoriti non le ha nascoste, le emozioni, alla “prima” da presidente della Territoriale di Unindustria Frosinone. Ma le ha gestite, trasformandole in concentrazione e determinazione. Per tracciare la rotta dell’associazione di categoria in uno dei momenti più complicati del panorama economico-produttivo della Ciociaria. Al suo fianco Pamela Morasca, direttore dell’associazione di via del Plebiscito. Dopo aver sottolineato che resterà per un altro mese anche al timone dei Giovani di Unindustria, Corrado Savoriti è entrato nel merito dei problemi. Senza perifrasi, senza mai indorare la pillola. Si è aperta una fase nuova, impegnativa e sfidante al tempo stesso.
Gli imperativi
«Innovare e reinvestire». Per Savoriti dovranno essere questi gli imperativi categorici da declinare per il rilancio del territorio. Ha detto: «La provincia di Frosinone genera un valore aggiunto annuo di circa 10 miliardi di euro, pari al 6% del totale regionale. Il territorio si distingue per il contributo al valore aggiunto proveniente dal settore manifatturiero e delle costruzioni, più elevato sia rispetto alla media nazionale che regionale. Un tessuto economico che conferma come la provincia di Frosinone resti uno dei principali poli industriali del Lazio. Abbiamo tante eccellenze e un tasso alto di multinazionali che continuando ad investire. Certamente però ci sono pure aspetti negativi. Per esempio in Ciociaria c’è il 60% di ore di cassa integrazione autorizzate nel Lazio. La provincia di Frosinone ha l’industria nel proprio dna: i primi insediamenti risalgono al 1.600, nella Valle del Liri. Oggi le strategie per la crescita vanno indirizzate per favorire la fase della transizione. Avendo come punto di riferimento l’hub per l’innovazione».
La Stazione Tav
Ha argomentato Corrado Savoriti: «Nel Lazio ci sono due stazioni dell’Alta Velocità. Entrambe a Roma. Abbiamo le carte in regola per ospitare la terza. Ma va pensata come opera di bacino, non come una cattedrale nel deserto. Opera di bacino vuol dire che dovrà essere utilizzata anche dai viaggiatori della provincia di Latina e del Molise. E dell’Abruzzo naturalmente. Teniamo sempre presente il progetto del collegamento tra i due mari, il Tirreno e l’Adriatico. Non dimenticando i porti di Gaeta e di Civitavecchia. La Stazione Tav dovrà rappresentare un fulcro strategico. Lo dico in modo chiaro: il nostro sistema di imprese è pronto ad investire direttamente su questo progetto. La Stazione dell’Alta Velocità per il territorio avrebbe lo stesso impatto che ebbe l’autostrada. Penso allo sviluppo, all’occupazione, al turismo». La Stazione Tav è stata ipotizzata in un’area tra i Comuni di Ferentino e Supino, a 800 metri dal casello autostradale e dall’imbocco della superstrada. Si realizzerebbe lì? Corrado Savoriti e Pamela Morasca hanno risposto all’unisono: «La faremo dove ce la faranno fare». Con riferimento alle altre ipotesi che erano circolate: Frosinone e cassinate. Hanno aggiunto: «L’importante è realizzarla».
Il sentiment antindustriale
Per Corrado Savoriti sarà fondamentale puntare sui giovani. Ha dichiarato: «Le imprese di questo territorio hanno difficoltà a reperire figure specializzate e idonee. Purtroppo la denatalità e la “fuga dei cervelli” hanno influito negativamente in questi anni. Colgo l’occasione per ringraziare l’Università di Cassino e l’Its Meccatronico, per una visione assolutamente innovativa che tende a far incontrare il mondo del lavoro con quello dello studio e della formazione. Nel 2024 il sistema unindustriale compie 80 anni in provincia di Frosinone. Ringrazio tutti i presidenti che mi hanno preceduto, un pensiero particolare a Miriam Diurni. Gli ostacoli e i problemi non mancano. Intanto i tempi della burocrazia, che frenano lo sviluppo. Molti imprenditori che conosco temono i tempi burocratici di questa provincia. Più dei mercati. E poi diciamo la verità: persiste un certo “sentiment antindustriale”. Ogni volta che c’è la proposta di innovare o portare investimenti c’è una parte di territorio che dice no a prescindere».
Il Sin Valle del Sacco
La domanda è: ma senza la bonifica della Valle del Sacco e la riperimetrazione del Sin è possibile ipotizzare reali strategie di sviluppo? Ha risposto Savoriti: «Qualche piccolo passo avanti c’è stato. Intanto oggi ci sono regole più chiare, che provvederemo a inoltrare ai nostri associati. Anche se i tempi restano lunghi c’è qualche certezza in più. Però non dobbiamo distogliere l’attenzione dal breve periodo». E si ritorna ai macigni che hanno frenato qualunque ipotesi di rilancio: burocrazia, “sentiment antindustriale”, perfino un’ideologia a tratti esasperata. Due esempi pratici? La revoca del progetto Catalent da 100 milioni di euro ed il no “insistito”, negli anni precedenti ad una rivisitazione dell’area Sin Valle del Sacco. Insomma, il tema della riperimetrazione.
Automotive e Stellantis
La crisi dell’automotive ha dimensioni e cause internazionali, europee, nazionali. Poi c’è la questione dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano. Numeri e previsioni lasciano pochi spazi di rilancio. Il 18 ottobre a Roma ci sarà una manifestazione di piazza sul tema della crisi dell’automotive. Unindustria ci sarà? Ha notato Savoriti: «Non sono per le manifestazioni di piazza ma per i tavoli dello sviluppo». Ma il punto è anche un altro: Carlos Tavares, ad di Stellantis, non risponde ai Governi. Quali sono gli spazi effettivi che possono avere associazioni di categoria, sindacati, ma anche sindaci e politici? Ha detto Savoriti: «È un tema vero, ma questo non deve impedirci di dire la nostra e di lottare». Pamela Morasca ha aggiunto: «Il settore dell’automotive è cruciale per questo territorio. A livello locale dobbiamo assolutamente porci il problema della tenuta sociale. Dobbiamo analizzare tutte le possibilità per eventuali reinvestimenti». Ma se per lo stabilimento di Cassino non dovessero esserci possibilità di rilancio vero, la riconversione sarebbe un’opzione? Corrado Savoriti non ha dubbi: «Certo che la riconversione sarebbe un’opzione. Tutto sarebbe un’opzione se le cose dovessero andare male». Quindi, Corrado Savoriti e Pamela Morasca hanno aggiunto: «Però come associazione dobbiamo puntare allo sviluppo. Per quanto riguarda lo stabilimento Stellantis (e l’indotto) non dobbiamo fermarci ai numeri della crisi, ma è necessario individuare una soluzione». Ha concluso Savoriti: «Quali sono le strade per il rilancio? Stazione Tav, hub dell’innovazione, non fermare e non scoraggiare le multinazionali che continuano ad investire su questo territorio, rivisitazione del Sin Valle del Sacco. E tutto questo non significa non rispettare le regole, ma dare risposte. Le crisi portano rivoluzioni dei sistemi economici. Determinando opportunità».
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