Spazio satira
Il delitto
05.10.2024 - 13:00
Sullo schermo allestito in Corte d’assise girano le immagini registrate nella caserma dei carabinieri. Ci sono Luciana Coccia e Luciano Dell’Uomo. La prima è la nonna di Mattia e la madre di Roberto Toson, imputati per l’omicidio di Thomas Bricca. La nonna fa al marito: «È stato Mattia. Hai capito? È stato Mattia». E lui, di rimando: «A fa’ che?». E lei, cercando di nascondere la mano dietro la borsetta, fa il gesto della pistola con il pollice e l’indice. Poi è la volta di Luciano: «È stato Mattia» mentre batte su un mobile, forse per camuffare la voce temendo di essere ascoltato. Lo stesso simula il gesto della pistola e interroga la consorte: «Lo ha detto a te?». E lei che replica: «Lo ha fatto capi’». È quanto ha ricostruito alla corte presieduta dal giudice Francesco Mancini (a latere l’altro togato Marta Tamburro più i giudici popolari) il luogotenente del Nucleo investigativo dei carabinieri Salvatore Strusciolo, l’ultimo e, probabilmente, teste chiave dell’accusa, parlando delle indagini sull’omicidio di Thomas, soffermandosi in modo particolare sulle intercettazioni telefoniche e ambientali.
Una parte di queste sono avvenute nell'“acquario”, come ha definito, in gergo poliziesco, il pm Rossella Ricca la sala d’attesa prima degli interrogatori della caserma dei carabinieri. E lì, in modo particolare sono stati intercettati diversi familiari degli imputati, Roberto, il padre, e Mattia, il figlio, anche ieri collegati in videoconferenza dal carcere dove si trovano dal luglio del 2023. Il luogotenente spiega come i nonni di Mattia cerchino di concordare quale versione fornire ai carabinieri sull’abbigliamento del nipote il giorno del 30 gennaio 2023, quando al Girone due uomini giunti con uno scooter hanno fatto fuoco in piazza e ucciso Thomas. «Luciana, con i gesti, fa capire a Luciano che Mattia ha la maglietta bianca - spiega alla Corte il teste - ma Luciano non capisce. E Luciana allora si tocca la maglia e dice “bianca”». Lo stesso luogotenente spiega come la donna, che in passato ha lavorato al tribunale, e conosceva le tecniche d’indagine, temeva di essere ascoltata e vista dai carabinieri per cui «quando parla di cose che gli interessano, usa un tono di voce più basso».
Il luogotenente Strusciolo ripercorre un altro episodio, quello della notifica, al solo Mattia inizialmente, dell’avviso di garanzia per omicidio. In caserma, spiega il teste, arriva il padre Roberto, «anche se non necessario». Quindi, nella camera microfonata «la mamma gli dice “a te che ti danno?”». Il sottufficiale poi aggiunge un altro particolare attribuito alla nonna: «Mattia portava il T-max dice Luciana, introducendo un argomento mai introdotto dai carabinieri nell’escussione». Il carabiniere rievoca un’altra conversazione tra i nonni: «Il patatrac era già successo. E prima? Si erano andati ad addobbare». Il teste poi, sul solco di quanto dichiarato da altri carabinieri, ricostruisce brevemente le fasi delle perquisizioni e del sequestro della pistola scacciacani nella casa di Luciano e Luciana. I carabinieri tuttavia non troveranno né l’hardisk della videosorveglianza della casa in località Vicero né l’arma vera. «Di compromettente che ci stava nell’hadisk? - prosegue Strusciolo citando Dell’Uomo - Il casco?»: E poi: «Non si è mai saputo dove si è perso l’hardisk. Ma quando si disfano della busta alle Fraschette pensano di essersi disfatti pure dell’hardisk». Il carabiniere illustra l’opinione degli investigatori: «Noi riteniamo che si siano disfatti dell’hardisk perché le immagini sono compromettenti». E, all’opposto, se da quelle immagini poteva derivarne un alibi «perché non l’hanno portato?», si interroga il teste. Che più avanti cita Luciano: «È andata bene perché pensavano (i carabinieri) che lì c’era la pistola vera».
Pistola che, nelle intercettazioni, secondo l’interpretazione data dai carabinieri diventa “papera”. «Parlano di papere sparite e papere bruciate - prosegue il teste nel rispondere alle domande del pm Ricca - Noi rinveniamo una replica di una calibro 9 e Luciano fa riferimento alla papera morta». Sempre dalle intercettazioni, la procura inizia a sospettare che l’arma sia stata gettata nelle acque del lago di Canterno. «La papera può riemergere solo da Canterno», prosegue ancora Strusciolo ricostruendo un dialogo di Luciano. Da lì vengono attivate specifiche ricerche, pure con i sommozzatori, ma senza alcun esito.
Anche Roberto e l’altro figlio Nicolò, grazie al gps, vengono intercettati dai carabinieri più volte a Canterno. E il teste cita un’intercettazione già emersa alla precedente udienza con la frase di Nicolò «è rimasta affondata dentro».
Il testimone ricorda anche la telefonata allarmata della madre di Beatrice, l’ex fidanzata di Mattia, contattata via social dallo stesso Toson. «Beatrice era preoccupata che sotto lo sterzo fosse celata la pistola per compiere l’omicidio di Thomas», ha aggiunto il carabiniere che ha sentito la ragazza. Ma l’allarme era per una cimice. Il luogotenente cita anche un «periodo di tensione in famiglia perché Mattia non era contento di quanto da loro riferito ai carabinieri». Poi dopo l’ordinanza di custodia cautelare, che ha portato in carcere Roberto e Mattia, il teste accenna a un’altra conversazione dei nonni con la frase «speriamo sia per la droga e non per quell’altro», con quell’altro che dovrebbe intendersi l’omicidio.
L’udienza si era aperta con la diffusione di un video girato dai carabinieri e poi acquisito dalla Corte nonostante l’opposizione della difesa dei Toson, rappresentata dagli avvocati Angelo Testa e Umberto Pappadia, con la ricostruzione del possibile percorso effettuato dai killer per arrivare e allontanarsi dal Girone. Anzi, a tal proposito, la parte civile (rappresentata dagli avvocati Nicola Ottaviani e Marilena Colagiacomo per i genitori e la sorella di Thomas e dall’avvocato Eugenia De Cesaris per il Comune di Alatri) si è fatta spiegare dal luogotenente che lo scooter T-max ha impiegato dai 35 ai 39 secondi da quando compare l’ultima volta nelle telecamere di videosorveglianza prima di entrare in piazza e quando si allontana, dopo il delitto. Prossima udienza per consentire anche alla difesa di contro-interrogare Strusciolo il 28 ottobre.
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