Spazio satira
La storia
03.09.2024 - 10:30
Da quarantotto anni è parte integrante delle Olimpiadi Victoria: prima come atleta, poi come organizzatore e giudice. Giovanni Pulcinelli (per tutti Gianni) non è soltanto il referente dell’organizzazione, è anche il fotografo ufficiale dell’evento più atteso dell’anno. Ma soprattutto è il veterano dello staff, un riconoscimento che ha avuto anche nel corso della serata inaugurale. Settanta anni, quarantotto edizioni e a casa ha tutto gelosamente conservato: foto, articoli, documenti. Troppi ricordi ed emozioni che ogni anno lo spingono a metterci tutto l’impegno per la buona riuscita della manifestazione. Il più grande di tutti e un punto di riferimento per molti, in modo particolare per sua figlia Clelia (anche lei nello staff) alla quale è riuscito a trasmettere la passione sia per il volontariato sia per lo sport.
Gianni, come ti sei avvicinato alle Olimpiadi Victoria?
«Grazie a padre Adelmo che ha inventato questa manifestazione nel 1971 e speriamo si prolunghi per almeno altre quarantotto edizioni. Soprattutto spero di essere ancora qui...».
Una passione che sei riuscito a trasmettere anche a tua figlia Clelia...
«Sicuramente entrambi non siamo mai stati dei bravi atleti. Però siamo riusciti a specializzarci nel cronometro e nell’atletica. Ma come giudici».
Qual è il vostro rapporto nella vita di tutti i giorni?
«Andiamo molto d’accordo, parliamo molto, ci confrontiamo su quasi tutti gli argomenti. Una grande stima da entrambi i lati. Insomma, posso dire che padre e figlia hanno una grande intesa».
E in campo?
«A parte qualche piccola arrabbiatura tutto fila per il verso giusto. Poi la sera con una birra in più concludiamo insieme la giornata».
Dopo tutti questi anni cosa porti a casa?
«Sicuramente l’amicizia che continua con tutti i ragazzi dello staff, specialmente con quelli del direttivo. Ogni volta non vediamo l’ora di ricominciare. L’Olimpiade ti lascia la voglia di dare il massimo, specialmente per la buona riuscita dell’evento. Quando vedo correre i bambini, divertirsi, penso che nel mio piccolo ho contribuito a rendere felice qualcuno».
Una passione quindi destinata a durare fino a quando ci saranno le Olimpiadi Victoria?
«Sicuramente sì. Su questo non ci sono dubbi».
«A casa sono cresciuta con le Olimpiadi Victoria»
È cresciuta con le Olimpiadi Victoria. In campo se ha un problema le basta uno sguardo per capirsi al volo con suo padre Gianni. A casa lo sport ha sempre avuto un ruolo da protagonista. Ed è stato proprio questo a legarli, insieme alle Olimpiadi che hanno contribuito a costruire un rapporto speciale tra padre e figlia. Clelia Pulcinelli, ventotto anni, da quindici fa parte dello staff delle Olimpiadi Victoria. È la referente dell’atletica. Un ruolo passato proprio da suo papà. Clelia è anche una giovane autrice. Domenica sera, infatti, all’interno del villaggio olimpico ha presentato il suo libro “Aeternam - Il Destino della Magia”.
Come hai conosciuto le Olimpiadi Victoria?
«In casa ho sempre avuto l’ esempio di papà, parte attiva dello staff. Le nostre vacanze sono sempre state organizzate in base al calendario delle Olimpiadi. Insomma, per me è stata una conseguenza naturale».
Che cosa rappresenta per te padre Adelmo?
«Oltre a essere stato il mentore di mio padre, mi ha battezzato, mi ha vista crescere e noi siamo molto legati. A volte viene a casa per un pranzo, oppure per la cena. Per me è come un terzo nonno, lo sentiamo parte integrante della nostra famiglia. Le Olimpiadi sono qualcosa che ci scorre nel sangue e siamo felici di essere qui ogni anno».
Come è riuscito tuo papà a trasmetterti questa passione?
«Una cosa in comune che abbiamo è proprio lo sport. Seguiamo la pallavolo, non ci siamo persi neanche una gara delle Olimpiadi (quelle vere) di Parigi. Solo il calcio non guardiamo particolarmente. Ma per il resto siamo grandi fan di tutte le discipline sportive».
Qual è il vostro rapporto?
«Siamo quelli che a casa inventano le cose più strane e mia madre, ossia sua moglie (rivolgendosi al papà, ndr), ci definisce “gli artisti della famiglia”».
E in campo?
«Mio papà è stato cronometrista per tanti anni. Adesso ho preso io il timone e lui è il fotografo ufficiale. L’unica incomprensione è quando mi scatta (di nascosto) delle foto che non amo particolarmente e che poi, senza la mia autorizzazione, pubblica su Facebook».
Dunque una passione condivisa e destinata a durare per sempre...
«Assolutamente sì».
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione