Cerca

La Frosinone che non c’è più

Un pezzo di storia che se ne va. Chiude la storica “Pizzeria ciociara”

Aperta nel 1969 da Angelo Turriziani nel 2000 è diventata un bar. La gestione era passata nelle mani del figlio Roberto: «Momenti indimenticabili grazie ai clienti che ci hanno sempre sostenuto»

Ci sono poche certezze nella vita. Una di queste è il profumo del “canascione” di Angelino. Inconfondibile. È l’una e venticinque. Al liceo classico “Norberto Turriziani” la campanella dice che le lezioni sono finite. Si torna a casa. Ma prima c’è una tappa obbligata, la pizzeria di Angelino. Corso della Repubblica, qualche metro prima del bivio per via Alessandro Ciamarra. La pizza rossa, quella con i peperoni o con le patate. E poi le ciambelline, la crostata… Profumi e sapori che per decenni hanno rappresentato una costante nelle vite di generazioni di frusinati. Era il 1969. Ventinove settembre. Angelo Turriziani e sua moglie Francesca, per tutti Franca, insieme ai figli Roberto e Daniela, aprono la “Pizzeria ciociara”. Poi si aggiungeranno Giulio e Simona.

Nel giro di pochissimo tempo diventa un vero e proprio punto di riferimento. Una certezza. Che oggi, però, chiude i battenti.
Entrare nella pizzeria era come varcare la soglia di un mondo a parte. Un microcosmo. Ad accoglierti c’era sempre un sorriso caloroso dietro al bancone, mentre l’ascensore dal laboratorio al piano inferiore faceva salire le pizze appena sfornate. Le teglie fumanti si riempivano di delizie e il brusio amichevole dei clienti riempiva l’aria. Ogni pizza e ogni dolce custodivano un pezzo di storia e di tradizione. Quel luogo non era soltanto un posto dove andare a mangiare. Era un crocevia di storie, di vita, dove si creavano ricordi indimenticabili. Le pareti del locale hanno visto crescere generazioni, hanno ascoltato risate, conversazioni e confessioni. Era un rifugio sicuro dopo una giornata di scuola o di lavoro, dove il tempo sembrava fermarsi, dove incontravi sempre le stesse facce, come i gemelli Pagliara o il barbiere Memmino e suo figlio Giancarlo. E poi Rocco, Michele, Alfonso...

Dopo la morte di Angelino, nel 1992, suo figlio Roberto ha mantenuto viva questa magia. Poi, nel 2000, lo spostamento di qualche metro e la trasformazione del locale in un bar, il Bar Noce, gestito insieme alla moglie Rossana. Anche nel bar,
oltre alle paste, ai cornetti e alle crostate, la domenica Roberto ha continuato a sfornare la pizza, una tradizione che si interrompe oggi. Con la parola fine su un pezzo di storia della città, un simbolo della Frosinone che non c’è più. Di quando ci
si incontrava alla Provincia e si chiamava dalla cabina telefonica.

Roberto, dopo tanti anni si volta pagina...
«La decisione di chiudere è stata dolorosa. Abbiamo vissuto momenti indimenticabili grazie ai clienti che ci hanno sempre sostenuto. Non posso che ringraziare tutti perché hanno davvero fatto parte della nostra famiglia».

Dal quel lontano 1969 è passato tanto tempo...
«Una vita. Mio padre ha messo il cuore in questo posto. Ogni ingrediente, ogni impasto era fatto con amore. Quando è venuto a mancare ho sentito la responsabilità di portare avanti il suo lavoro, la sua passione. Non è stato facile, ma è stato gratificante sapere di essere parte della vita di così tante persone. Non ci sono parole per descrivere quanto questo posto abbia significato per noi, per me, per la mia famiglia, i miei fratelli e mia moglie Rossana…».

E oggi, dopo cinquantacinque anni, si chiude un capitolo...
«Sì, e forse non si chiude soltanto per noi ma anche per Frosinone. Di sicuro portiamo dentro l’affetto e la gratitudine di tutti. Grazie».

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione