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L'inchiesta

“Sisma bonus”: la procura chiede in aula il giudizio per gli imputati

La procura presenta istanza di rinvio a giudizio per tutti, tranne per un imputato che ha scelto l'abbreviato. Domani le discussioni dal gup per Fontana e Amadori

Inchiesta "Sisma bonus", la procura chiede in aula il giudizio per gli imputati, tranne per uno che ha scelto di procedere con rito abbreviato. E domani verranno discusse alcune posizioni, come quella di Stefano Amadori e di Salvatore Fontana. Poi ancora il 5 aprile la posizione di Anselmo Rotondo e di altri, il 27 maggio e il 7 giugno le restanti. Nel mese di giugno, dunque, si deciderà sull'apertura o meno del processo. Intanto sono state depositate le motivazioni della sentenza di Cassazione proprio per il sindaco di Pontecorvo, Anselmo Rotondo.

L'inchiesta
L'inchiesta era partita dalle dichiarazioni durante un'assise del 2020 del sindaco Enzo Salera relative a un presunto tentativo di pilotare un appalto per l'efficientamento energetico della città. Dietro a questa esternazione, una situazione affatto semplice. Non sarebbero mancate tentate manovre politiche per creare un gruppo consiliare autonomo in seno alla maggioranza, in grado di condizionarla: a offrire questa ricostruzione agli inquirenti era stato il consigliere Tommaso Marrocco, ora parte offesa nel procedimento. Ma questo è solo il punto di partenza: nell'inchiesta "madre" erano confluite tante mini-indagini condotte dalla Finanza. Dal primo filone - aperto sull'ipotesi di pilotare l'appalto - ne sarebbe "spuntato" un secondo legato all'ex mercato coperto e alle pubbliche erogazioni per il sisma bonus. Filone che ha coinvolto l'ex consigliere comunale di Cassino e imprenditore Salvatore Fontana, insieme all'ex presidente della Regione Molise Paolo Di Laura Frattura. Nell'inchiesta anche l'imprenditore di Cesena Stefano Amadori, per una ipotesi corruttiva nell'affidamento dei lavori, che aveva poi coinvolto il sindaco Rotondo per un presunto "patto" volto a favorire (per l'accusa) una ditta locale. Con il divieto di dimora non esecutivo. Provvedimento che la Cassazione, prima di Natale, ha annullato senza rinvio. E non era mancata neppure un'ipotesi di peculato per la somministrazione del vaccino anti Covid. Diciassette, in tutto, le persone coinvolte per ipotesi differenti e a vario titolo. Nelle udienze precedenti, lo ricordiamo, a tenere banco erano state le eccezioni sollevate dalle difese sulla competenza territoriale: per alcuni avvocati il radicamento del processo avrebbe dovuto avere luogo a Napoli, dove è già pendente - nei confronti di un altro soggetto accusato di un reato connesso a uno dei filoni rilevati - un procedimento. Per altri a Roma, per altri ancora a Campobasso. Istanze rigettate. Il processo resta a Cassino. Poi, nell'ultima udienza, la richiesta avanzata in aula dal pm Alfredo Mattei di rinvio a giudizio per tutti, tranne per l'unica posizione stralciata, ovvero quella di Delicato - accusato di peculato per la somministrazione del vaccino anti-Covid - che ha scelto l'abbreviato condizionato all'escussione di quattro testimoni (infermieri, dipendenti della struttura sanitaria e un farmacista).

La scelta della Cassazione
Intanto sono state depositate le motivazioni della Cassazione relative alla posizione di Anselmo Rotondo. La Cassazione, come detto, aveva già annullato senza rinvio l'ordinanza cautelare del divieto di dimora per Rotondo accogliendo il ricorso presentato dal sindaco di Pontecorvo contro l'ordinanza emessa dal tribunale del Riesame di Roma - a seguito dell'appello della procura - che aveva disposto il divieto di dimora, in relazione all'ipotesi di corruzione sull'appalto dell'efficientamento energetico della pubblica illuminazione nel Comune di Pontecorvo. Motivando la scelta, la Cassazione avrebbe confermato in alcuni passaggi l'impianto accusatorio della procura di Cassino, spiegando poi come per un consolidato orientamento giurisprudenziale, risulterebbe non congrua - violando il principio di proporzione - l'applicazione della misura cautelare del divieto di dimora per il pubblico ufficiale che lavora nello stesso Comune. Un escamotage per bypassare la norma che prevede che la misura interdittiva non possa essere di fatto applicata agli uffici elettivi scelti dal popolo, quindi agli amministratori. Il divieto di dimora non può essere usato, in sostanza, per evitare che l'amministratore svolga il suo ruolo. Rotondo, la cui posizione verrà discussa il 5 aprile, ha affermato: «La Cassazione ha annullato tutto senza rinvio, passaggio importante. Per il resto, sono sereno; essendo un uomo delle istituzioni credo nel valore della giustizia, come ho sempre fatto. E sono certo che sarà dimostrata la verità dei fatti perché so come ho agito. Se si andrà a processo lo affronterò con l'animo sereno di chi sa di non aver commesso nulla».

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