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Lo studio

Dall'istruzione dei genitori dipende il futuro dei figli

Secondo uno studio di Openpoli, spesso le condizioni di deprivazione sono legate al livello di studi della famiglia. Nei comuni ciociari fino al 30% degli adulti non ha il diploma

La povertà educativa è ereditaria. Vale a dire che il livello di istruzione dei genitori, di fatto, influenza le possibilità economiche e sociali dei figli.
È quanto emerge da uno studio di Openpolis, i cui dati mostrano una correlazione tra bassa istruzione e peggiori condizioni economiche e sociali e come ciò si rifletta sui figli.
Secondo il report, il 33,9% dei minori di 16 anni con genitori non diplomati, affronta una condizione di deprivazione economica e sociale, contro il 3% dei figli di laureati.

Se un bambino nasce in una famiglia con un livello di istruzione più basso, dunque, ci sono maggiori probabilità che incontri sfide legate alla deprivazione materiale, rispetto ai suoi coetanei provenienti da contesti in cui il livello di istruzione è più elevato.
Considerato dunque che, tendenzialmente, a una minore istruzione corrispondono risorse economiche limitate, è probabile che genitori meno istruiti abbiano maggiori difficoltà a fornire ai figli tutti gli strumenti materiali utili alla formazione socio-educativa.

«Una deprivazione – si legge infatti nello studio di Openpolis – che spesso condiziona anche gli esiti educativi, se la famiglia ha poche opportunità economiche, sociali, culturali da offrire ai propri figli. Ciò è purtroppo reso evidente dalla tendenza per cui più è basso il titolo di studio dei genitori, più è probabile un insuccesso formativo».
Come conseguenza la probabilità di proseguire negli studi dipende dalla condizione di partenza della famiglia, così come la possibilità di laurearsi, come evidenziato da una ricerca dell'Inapp, è maggiore quando i genitori sono laureati.

I dati
Alla luce di tali considerazioni, lo studio di Openpolis propone una mappatura dei bisogni, desumibili dalla quota di adulti (aggiornata al 2021), tra 25 e 49 anni, che hanno un livello di istruzione pari almeno al diploma. In Italia, quasi tre residenti su quattro nella fascia d'età considerata hanno almeno un diploma o una laurea. Questa percentuale varia da regione a regione, con il Trentino-Alto Adige che registra la percentuale più alta, 83,2%, seguito dal Lazio (79,9%), dal Friuli-Venezia Giulia (79,8%), dall'Umbria (79,6%) e dall'Abruzzo (78,6%). La Sicilia si ferma all'64,8% dei residenti che hanno raggiunto questo livello di istruzione. Tra le percentuali più basse anche la Sardegna (65,9%), la Puglia (67,6%) e la Campania (67,8%).

In provincia di Frosinone le percentuali sono in linea con quelle regionali, con lievi differenze tra i diversi comuni. Considerando i centri più popolosi, le percentuali dei residenti tra i 25 e i 49 anni che hanno almeno il diploma vanno da poco più del 70% a oltre l'80%. Con picchi, dunque, del 30% di adulti non diplomati.

Nel capoluogo i cittadini che rientrano nella fascia d'età presa in esame sono 13.417, di cui l'80,4% ha il diploma o un titolo superiore. In testa, con il numero più alto di residenti adulti diplomati o con un titolo di studi superiore c'è Cassino, con l'83,7% su un totale di 11.471. Ceccano arriva al 78,5% di adulti almeno diplomati, su 7.198 totali. È seguito da Ferentino, dove la percentuale è del 77,4% su 6.555, Anagni con il 76,8% su 6.651, Alatri, dove la percentuale arriva a 72,5% su un totale di 9.154, Sora con un totale di 9.154 adulti, di cui il 72,5% almeno diplomati, e Veroli con il 71,2% di residenti tra i 25 e i 49 anni con diploma o titolo superiore, su 6.323.

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