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Giudiziaria

“Welcome to Italy”, l'emergenza detta i tempi dell'accoglienza. I dettagli in aula

È l'emergenza dell'accoglienza a cambiare le regole stabilite e a dettare i modi: nuovi dettagli ieri dal processo. Il numero di sbarchi aumenta e anche i servizi decisi in prima battuta devono essere ripensati

È l'emergenza a cambiare i tempi e a dettare i modi. Dal maxi processo "Welcome to Italy", nato dall'inchiesta di polizia e finanza sulla gestione dell'accoglienza, si sta delineando udienza dopo udienza come l'emergenza abbia in parte modificato le regole stabilite in prima battuta. Gli sbarchi aumentano sempre di più, le Prefetture sono chiamate a scegliere come intervenire, stabilendo a volte anche modalità prima impensabili, come quei posti "extra" che non erano stati messi in conto.

Nell'udienza di ieri del maxi processo che vede in aula ben 22 imputati - finiti nell'inchiesta aperta sui fondi destinati a vestire, nutrire e istruire i richiedenti asilo ma impiegati, secondo le accuse, per ben altre attività - la parola è stata data agli ultimi testi e poi ai consulenti. Ascoltata prima la responsabile di una coop in provincia di Caserta, che ha spiegato come le Prefetture - a un certo punto - iniziarono a chiamare le strutture «con un preavviso anche di poche ore». Tale era la crescita delle richieste che si provvedeva a «bandire procedure veloci anche ogni dieci giorni - spiega la responsabile - Poi ci chiesero di mettere a disposizione posti extra a titolo gratuito per poter far fronte all'emergenza. Una situazione simile a tutte le Prefetture». Di contro, i ritardi nei pagamenti raggiungevano anche un anno e mezzo, tanto che spesso venivano chiesti «sostegni alle banche con cessioni di credito o operazioni simili per andare avanti».

«Ogni due o tre mesi le ispezioni venivano svolte e, in caso di inadempienze, si procedeva alla decurtazione di somme» continua la responsabile. A spiegare come fosse garantita l'assistenza sanitaria è stato invece un medico di famiglia, che ha riferito sugli screening iniziali e sulle visite garantite. Il primo dei consulenti chiamati in aula, il professor Contieri, ordinario di Diritto amministrativo all'Università di Napoli e di Cassino, si è invece soffermato sull'altra faccia su cui incideva la pressione dell'emergenza relativa all'accoglienza.

«Le gare d'appalto avevano come oggetto sia le forniture che i servizi alla persona, come alloggio, assistenza medica e psicologica - ad esempio - o la parte relativa all'istruzione» spiega. «Dal 2015 cambiano i bandi. La prestazione era di due infermieri per quattro ore presso gli alloggi, alloggi abbastanza piccoli che potevano ospitare fino a sei persone - continua il consulente - Se noi consideriamo che il servizio doveva riguardare due infermieri ogni 50 ospiti, comincia a formarsi il pensiero che non fosse pensabile mettere un ambulatorio negli appartamenti, sottraendo spazi all'uso iniziale. Perciò vennero richieste più strutture. Passaggio formalizzato, ad esempio, a Caserta dal 2018: se le strutture non erano adeguate a questo servizio, allora andava a essere pensato un servizio presso strutture esterne. Il cambiamento avviene man mano. E si impone un modello di servizio centralizzato. Ancor più consolidato in provincia di Frosinone, dove nelle ultime convenzioni viene richiesta una obbligazione di risultato nel suo complesso, un principio di efficacia non di organizzazione. Una evoluzione che la natura degli spazi ha reso comune alle prefetture di Caserta e di Frosinone, conforme all'organizzazione centralizzata. Non era richiesta una specifica prestazione, l'importante è che ci fosse l'operatività di un centro che smistasse le esigenze. Questo valeva sia per l'assistenza sanitaria che di altra natura. Per partecipare alla gara, occorreva presentare un elenco del personale presente e necessariamente doveva esserci una organizzazione centralizzata».

Ascoltato anche un consulente chiamato ad analizzare i contatti telefonici tra gli allora indagati e i loro spostamenti attraverso una serie di elementi tecnici. Si torna in aula il 3 aprile: le difese - Salera, Marandola, Cuozzo, Fasili, Corsetti, Di Mascio, Sgambato, Pollino, Buzzacconi, Di Sotto, Messore, D'Orio, Abbatecola, Vittorelli, Spallino e Giannichedda - sono pronte.

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