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Giudiziaria

Inchiesta su aste e bonus edilizi. Al Riesame Scaccia e Lunghi

I legali di direttore generale e funzionario della Banca popolare del Frusinate hanno chiesto di annullare le misure. L'inchiesta è quella condotta dalla procura per associazione a delinquere

Davanti al tribunale del Riesame discussi i ricorsi presentati dall'ex direttore generale della Banca popolare Rinaldo Scaccia e da Lino Lunghi dell'ufficio fidi della stessa banca. Si tratta di due delle nove persone raggiunte da un'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip di Frosinone Ida Logoluso, nell'ambito delle indagini di polizia e guardia di finanza su, tra le altre ipotesi di reato, tre distinte associazioni per delinquere. Nei confronti di entrambi, peraltro, era intervenuta la stessa banca con un provvedimento di sospensione, mentre Scaccia si era, al contempo, dimesso dalle sue cariche all'interno della BpF.

Difesi dagli avvocati Pierpaolo Dell'Anno e Massimiliano Contucci, i due hanno contestato i presupposti dell'ordinanza di custodia e chiesto l'annullamento o, in alternativa, una modifica alle attuali misure. Va detto, peraltro, che già il gip su istanza dell'avvocato Dell'Anno aveva modificato la misura per Scaccia, non più ai domiciliari, ma con il solo obbligo di dimora. Dal canto suo, l'avvocato Contucci al Riesame ha ribadito che il pericolo di inquinamento delle prove non sussiste più e che il suo cliente non aveva un'autonomia decisionale né tantomeno poteri di firma. Da qui la richiesta di una misura diversa.

Il Riesame, peraltro, la scorsa settimana si era già pronunciato sulla prima parte dei ricorsi. Lo aveva fatto confermando le misure a carico del ceccanese Marino Bartoli, che resta in carcere, e dell'immobiliarista frusinate Angelo De Santis, messo ai domiciliari dallo stesso gip che aveva in precedenza modificato l'iniziale misura detentiva in carcere. Entrambi sono assistiti dall'avvocato Angelo Testa.

Il Riesame, invece, aveva annullato il provvedimento a carico del notaio romano Federico Labate, difeso dagli avvocati Alberto Bonu e Massimo Mercorelli, e revocato anche la residua misura del divieto di dimora a Frosinone, impostagli dal gip che aveva, a sua volta, revocato, già il 12 febbraio, quella degli arresti domiciliari. Sempre il Riesame aveva modificato la misura nei confronti del notaio in pensione Roberto Labate, difeso dagli avvocati Sandro Salera e Paolo Marandola. Per il professionista, inizialmente ai domiciliari, è stato disposto l'obbligo di dimora a Roma.

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