La storia
30.08.2022 - 12:00
Il procuratore di Frosinone Antonio Guerrier
La procura di Frosinone andrà fino in fondo sul video di Ruberti. Sotto traccia, senza proclami per evitare qualsiasi strumentalizzazione, anche in vista della scadenza elettorale del 25 settembre, si continuerà a indagare per raggiungere la verità su quanto accaduto la notte del 1° giugno a Frosinone e su quanto c'è dietro. In un palazzo di giustizia ancora semi vuoto, in attesa della ripresa delle udienze, all'ottavo piano si lavora a ritmo serrato su quello che è diventato il caso delle estate: la lite in via Minghetti e via Cavour tra Albino Ruberti, Vladimiro De Angelis, fratello del leader dem Francesco, e Adriano Lampazzi.
La mossa della procura
Ieri, il procuratore di Frosinone Antonio Guerriero ha fatto il punto della situazione diramando un comunicato per porre fine a una serie di illazioni e ricostruzioni ancora prive di riscontro. Il caso è complesso e richiede circospezione e attenzione. Ma si andrà fino in fondo.
I giri di valzer del video
È accertato che il filmato girava già dall'indomani del litigio e che è stato proposto, durante la campagna elettorale per le comunali di Frosinone, a più persone compresi alcuni esponenti a sostegno del candidato di Azione e di quello del centrodestra. Solo che, nessuno dei due schieramenti opposti a quello del Pd ha voluto sfruttarlo per fini elettorali durante l'elezione del nuovo sindaco del capoluogo. Tuttavia, il video ha continuato a passare di mano in mano - c'è chi sostiene sia arrivato anche nei palazzi romani - finché, proprio nell'imminenza della presentazione delle candidature per le elezioni politiche, è stato reso pubblico.
Il polverone
Il polverone creatosi per i toni, le minacce e le allusioni utilizzati nella discussione ha portato, finora, a due passi indietro: quello del capo di gabinetto del Comune di Roma Albino Ruberti, le cui dimissioni sono state accettate dal sindaco Roberto Gualtieri, e quello di Francesco De Angelis, che ha rinunciato a candidarsi alla Camera (ma non era in lista in Ciociaria). Le indagini dovranno servire a comprendere chi dei due era il reale obiettivo a meno che lo scopo non fosse un altro, quello della presidenza del Consorzio industriale del Lazio di cui De Angelis è presidente. Al tempo stesso si cercherà di valutare se l'operazione è frutto di "fuoco amico", come sostenuto apertamente da alcuni esponenti dem e, dunque, frutto di una stagione di veleni all'interno del partito, probabilmente nata con lo scandalo concorsopoli di Allumiere, e poi proseguita su questioni più politiche. O, al contrario, se dietro la diffusione del video si nascondano altre forze politiche che hanno cercato di sfruttare l'occasione del clamore che il video avrebbe inevitabilmente generato dati i ruoli dei protagonisti.
È evidente che poi c'è un aspetto connesso ma che può anche essere distinto dal video e riguarda altre questioni collegate ai protagonisti della sfuriata. Ecco perché, tra le prime azioni, c'è stata l'acquisizione delle polizze dell'Asl di Frosinone. Tuttavia, sul caso delle proroghe alla UnipolSai di Vladimiro De Angelis, la passata settimana, dopo un'indagine interna, si sono già espressi la Regione Lazio e la Asl di Frosinone affermando che tutto si è svolto regolarmente. Oltre alla questione squisitamente giudiziaria, c'è un aspetto politico che si intreccia con le imminenti elezioni. Da qui gli affondi contro il Pd dei partiti del centrodestra che hanno riproposto la questione morale e chiesto a raffica le dimissioni di tutti i presenti a quella discussione. La giustificazione, poi, che tutto sia nato solo per questioni calcistiche non ha mai convinto nessuno tanto che, successivamente, per stessa ammissione di alcuni dei presenti, è parso evidente che lo scontro fosse più politico che calcistico. E ciò nonostante la fede politica sia la stessa e quella calcistica sia diversa. Misteri della politica e del pallone.
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