Il caso
04.08.2022 - 10:30
Il sindaco Riccardo Mastrangeli mentre illustra la relazione sulla Monti Lepini in consiglio comunale
Adeguamento della Monti Lepini, una querelle che si trascina ormai da anni con inchieste giudiziarie, un processo conclusosi con la prescrizione, un capitolo anche davanti alla Corte dei conti, e una serie di contenziosi civili dopo la decisione (del 2016) del Comune di risolvere il contratto di appalto con la ditta.
Attualmente, pendono altri due procedimenti civili, ora unificati. Tali procedimenti, si legge nella relazione, «fanno presagire un esito negativo anche nel giudizio in questione per quanto allo stato non risulta possibile definire con certezza il quantum di un'eventuale condanna dell'ente». Basandosi su una consulenza tecnica d'ufficio, si evidenzia ancora nel documento, «vengono riconosciute come attendibili richieste di pagamento a favore di Delta lavori per un importo almeno pari a 3.701.458 euro». Ed è questo un altro importante punto della questione. Ovviamente, prosegue la relazione, «non si può escludere del tutto anche un eventuale esito positivo del giudizio». Su tutto incombe «un'alea evidente alla luce della incerta possibilità di individuare e accertare ognuno dei singoli
fatti posti a fondamento delle pretese».
L'amministrazione, evidenzia il sindaco, «è obbligata a fronteggiare due distinte esigenze ed interessi che, paradossalmente, potrebbero risultare anche inconciliabili, sotto il punto di vista della sincronia processuale ed amministrativa». Per Mastrangeli il nodo sta nel voler «accertare se il momento genetico dell'assunzione delle reciproche obbligazioni con il privato è stato inficiato, o meno, da fatti illeciti, evidentemente in contrasto con i princìpi di imparzialità, correttezza e buon andamento della pubblica amministrazione, di cui all'art. 97 della Costituzione».
Il problema è che il processo penale si è concluso (almeno per le persone fisiche, per quelle giuridiche va avanti per l'accertamento di un'eventuale responsabilità amministrativa nel reato) senza un pronuncia nel merito, essendo stata decretata la prescrizione. Tuttavia, si evidenzia nella relazione, il Comune, parte civile nel processo, non ha preclusa la strada di far valere la pretesa risarcitoria in sede civile.
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