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La situazione

Riapertura delle scuole e Covid. I presidi: «mancano linee guida»

Tra i temi affrontati dall'Associazione nazionale presidi del Lazio il ritardo nel risolvere le problematiche legate a spazi, orari e trasporti

Ci si deve preparare per tempo alla ripresa delle lezioni a settembre, affrontando, sin da subito, le questioni legate alla sicurezza e all'emergenza pandemica anche perché tutti i virologi sono concordi nel dire che in autunno ci sarà una recrudescenza della diffusione del virus, probabilmente pure con una variante di Omicron più contagiosa di quella attualmente in circolazione.
Per questo l'Associazione nazionale presidi del Lazio, denunciando un certo immobilismo e un ritardo nell'organizzazione da parte dell'amministrazione centrale, per mano del presidente Cristina Costarelli ha scritto alla Regione, ai prefetti delle province del Lazio, all'Ufficio scolastico regionale, all'Anci e all'Upi Lazio, ponendo una serie di questioni.

La lettera
«In prospettiva dell'avvio del prossimo anno scolastico, preme porre all'attenzione degli interlocutori istituzionali una serie di richieste mirate ad assicurare una ripartenza in sicurezza per gli alunni delle scuole di Roma e del Lazio».

Diverse le questioni emergenti: «necessità di effettuare, nei mesi estivi di chiusura, controlli e verifiche degli edifici scolastici relativamente alla manutenzione ordinaria, straordinaria e all'impiantistica di vario tipo (idraulica, caldaie, impianti di riscaldamento); urgenza di conoscere la programmazione degli interventi da parte degli enti locali con l'utilizzo dei fondi del Pnrr e con fondi di altre progettualità; conoscere lo stato di avanzamento nella programmazione rispetto alla messa in sicurezza degli edifici scolastici; essere informati di quanto le amministrazioni competenti intendono attuare rispetto al tema dell'aerazione degli ambienti scolastici, sia alla luce della situazione Covid che della generale vivibilità degli stessi. Purtroppo non si può non constatare come le numerose assicurazioni di informazione, di programmazione e di azioni concrete siano ad oggi disattese: dopo l'incontro del 30 marzo non abbiamo ricevuto notizie né visto attivazioni su quanto effettuato dagli enti locali rispetto agli argomenti di primaria rilevanza sopra evidenziati.
Si auspica pertanto una rapida presa in carico di quanto indicato ed un riscontro in tempi brevi alle questioni poste».

Le linee guida erano state annunciate a febbraio, ma la questione aerazione nelle scuole tiene ancora banco. E diventa ancora più importante ora che Sars Cov 2, con la sua contagiosissima sotto variante Omicron 5, sta dilagando e ha portato il numero dei positivi "ufficiali" a oltre un milione. Il protocollo "finestre aperte" in classe non può essere neanche lontanamente preso in considerazione a oltre due anni dalla pandemia. E così i presidi chiedono ora cosa far in vista dell'autunno che potrebbe essere più difficile da gestire di quanto chiunque pensasse.

IdeaScuola
«Entro il 20 marzo 2022 (Legge 11 del 18 febbraio 2022) - dice il Comintato IdeaScuola - avrebbero dovuto essere emanate le linee guida su qualità dell'aria nelle aule scolastiche necessarie per mettere in sicurezza gli ambienti chiusi nelle scuole ed affrontare l'anno scolastico 2022-23. Non si sa ancora nulla se non che l'Iss ha tutto pronto ed attende il via libera dal Ministero della Salute, di concerto con il Ministero dell'Istruzione. In assenza, enti locali e scuole non possono procedere. È ormai acclarato che con livelli di CO2 <700 ppm la probabilità di respirare aria contaminata espirata da soggetto infetto è inferiore all'1% e con ricambio d'aria maggiore di 6 vol/h il rischio contagio si abbatte di oltre l'80%.

Lo ha dimostrato lo studio della Fondazione Hume sul progetto della Regione Marche che ha investito in ventilazione meccanica in alcune scuole pilota. Del resto negli Usa l'amministrazione Biden ha stanziato 122 miliardi di dollari per migliorare la qualità dell'aria negli edifici pubblici, proprio a partire dalle scuole». «In Italia - continua il comittato - basterebbe investire l'1% del Pnrr, sarebbe un investimento a lungo termine. Non si parla solo di Sars coV2, perché le problematiche legate ad una cattiva qualità dell'aria sono molteplici e altrettanto rilevanti. Perché oltre ad abbattere il rischio contagio del Sars coV2, si abbatte il rischio contagio di qualsiasi patogeno a trasmissione aerea portando a meno assenze scolastiche per i bambini e congedi dal lavoro per i genitori».

«Dobbiamo pretendere un ambiente più sano per i nostri figli. L'obiettivo comune dovrebbe essere quello di poter garantire tutela della salute e benessere a 360 gradi ai nostri figli nelle aule scolastiche. E pensiamo che come comunità scientifica, genitori e docenti potremmo, anzi dovremmo, essere tutti d'accordo» conclude il Comitato.

Anp Frosinone
«Quasi tre anni di pandemia hanno insegnato poco o niente - ha detto Mario Luigi Luciani, presidente di Anp Frosinone - Siamo all'anno zero e ormai fuori tempo massimo per adottare le dovute contromisure per organizzare al meglio la ripresa. Si doveva partire mesi fa. Seppure oggi ci dessero i fondi per acquistare i materiali e gli apparecchi non faremmo in tempo: le gare richiedono dei tempi tecnici e soprattutto chi ci assicura che i fornitori possano assicurare il soddisfacimento totale della domanda? Non si può improvvisare, ma si continuano a ripetere gli stessi errori. Poi sul tappeto rimangono le solite questioni, mai risolte, dei doppi turni e del trasporto scolastico che tanti disagi hanno creato in passato. Anche qui niente risposte.

A ciò aggiungiamo che la Provincia, a marzo scorso, ha chiesto ai dirigenti delle scuole superiori di organizzare l'orario su cinque giorni. Ora, per i licei, seppur con qualche difficoltà, ci si può riuscire, ma per gli istituti tecnici, che sforano ampiamente le 30 ore settimanali di lezione, è praticamente impossibile, perché i ragazzi tornerebbero a casa a orari impossibili. A meno che non si usi l'escamotage di accorciare le ore di lezione a 45 minuti, ma questa non è scuola, le ore di lezioni devono essere di 60 minuti, altrimenti la formazione culturale dell'alunno ne risentirebbe pesantemente e le ultime prove Invalsi sono lì a dimostrarlo». «Bisogna cambiare registro, e subito» ha concluso Luciani.

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