Le deposizioni
12.02.2022 - 15:00
Il tribunale di Latina
Le email da cancellare perché compromettenti, più si scava e più il pozzo delle anomalie nei concorsi della Asl è profondo e buio. Quelle stranezze le ha trovate la manager della Asl di Latina Silvia Cavalli al suo insediamento. Correva l'anno 2021, era marzo.
Due mesi dopo sarebbe iniziata la prima parte della tempesta giudiziaria. I suggerimenti erano delle pressioni? C'è tutto il mondo dei due concorsi della Asl finiti sotto inchiesta srotolato in aula in più di sei ore di processo per lo scandalo degli esami truccati. In aula ci sono riferimenti precisi ai concorsi incriminati, ai rapporti di parentela, alle cinque persone addette alla vigilanza che avevano legami diretti con i candidati.
Sembra quasi di respirare il clima. In aula è stato ricostruito il sistema dei concorsi e il contesto politico-sanitario che si respirava in quel periodo. È una storia di richieste, rivalità, attenzioni.
In aula il primo a deporre è stato un dipendente dell'azienda che aveva predisposto la piattaforma su cui erano stati depositati i quiz. La richiesta è di cancellare l'email dove era stata chiesta l'abilitazione per l'accesso nella piattaforma per l'estrazione dei quiz. «Ho cancellato l'email perché Rainone mi disse che c'era una campagna stampa contro questo concorso», ha detto. La manager della Asl Silvia Cavalli nella sua deposizione molto precisa e coerente, ha ricordato che si era subito accorta di una serie di anomalie a partire dal concorso da 70 posti. Non è stato facile perché ha dovuto ricostruire tutto. Un pezzo alla volta. «I documenti mi sono arrivati a rate ha ricordato e ho trovato diverse anomalie a partire dall'incompatibilità per dei gradi di parentela, c'erano almeno cinque casi.
Le altre anomalie? La sostituzione di un componente della commissione che si insediò il giorno della prova.
Ricordo bene che continuavano ad arrivare lettere anonime».
La Cavalli infine ha ricordato anche l'incontro con Moscardelli. «La prima volta in Regione e mi parlò bene dei manager Visconti e Rainone. Non ero stata ancora nominata e a quell'incontro c'erano D'Amato, Forte e La Penna concordi anche loro nell'opinione positiva dei due direttori». La Cavalli ha ricordato infine quando ha ricevuto un messaggio sul cellulare dell'ex segretario del Pd. «Mi chiesi di ricevere prima Rainone e mi chiese di soprassedere nella nomina di un nuovo direttore amministrativo», ha ribadito per scegliere una soluzione temporanea perché era necessario la fine dell'inchiesta giudiziaria che lo coinvolgeva dopo che erano usciti i primi articoli di stampa. «Riteneva Rainone una persona valida». In aula Moscardelli ha rilasciato una spontanea dichiarazione dicendo di aver parlato con la Cavalli soltanto in minima parte di Rainone.
«Non ho fatto alcuna richiesta e pressione il resto della chiacchierata era stato cordiale». Al termine della deposizione, la Cavalli ha rivelato che una volta arrivata a Latina ha spiegato anche di aver trovato come autista personale un uomo che aveva precedenti penali, era stato segnalato da Raione. «Era parente con i Di Silvio», ha aggiunto. In aula ha deposto il predecessore della Cavalli, l'ex manager Giorgio Casati che ha ricordato l'ambizione nutrita da Rainone che puntava a incarichi di prestigio. «Aveva intenzione di diventare direttore amministrativo». Casati ha descritto i momenti di frizione. «Rainone non sopportava che la Di Giulio rilevasse qualcosa che non andava nei suoi atti».
Casati ha aggiunto che con Moscardelli e anche altri politici gli incontri erano frequenti. Al termine del processo sia Moscardelli che Rainone sono tornati in libertà e hanno lasciato i domiciliari come richiesto dagli avvocati Renato Archidiacono, Leone Zeppieri e Stefano Mancini. Resta ai domiciliari invece l'altro imputato, Mario Graziano Esposito, la difesa rappresentata dall'avvocato Luca Giudetti non ha presentato alcuna richiesta.
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