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La denuncia

Da “Inferno Track” a discarica: la storica via coperta di rifiuti

Gli ambientalisti segnalano un “torrente degli orrori”. Scarti nell'alveo secco e tra gli arbusti. E quando piove la situazione peggiora

Una volta veniva chiamata "Ravin de l'Inferno" dai francesi, "Inferno Track" dalle truppe inglesi, "Droga Inferno" dai polacchi. Una strada che dalla montagna scende "negli inferi" di quella che fu nel secondo conflitto mondiale una postazione unica: da Acquafondata poi Viticuso fino alla Valle del Rapido, lambendo Portella. Una zona che fu al tempo stesso rifugio e passaggio. Ma anche teatro di profonda tragedia. Questa via, tra le più importanti da un punto di vista storico, è diventata nel tempo una discarica a cielo aperto, dove incivili senza alcuna pietà hanno depositato rifiuti di ogni tipo. E, stando alle ultime scoperte dei volontari di Ansmi e Gre, continuano a farlo.

Nei giorni scorsi gli attivisti dell'Associazione nazionale della Sanità militare italiana e quelli dei Gruppi di Ricerca ecologica hanno percorso a piedi parte della "di scesa all'inferno" scoprendo molti rifiuti abbandonati da mani criminali. «Vecchi rifiuti che si sommano a quelli nuovi hanno raccontato gli ambientalisti Un problema igienico-sanitario ma anche legato all'ambiente stesso: quando le piogge diventano abbondanti il torrente che si crea porta le sostanze disperse fino al Rapido. E in alcuni tratti questi rifiuti possono anche ostacolare l'eventuale flusso del torrente».

Il maggiore deposito di rifiuti di ogni tipo, fotografano gli ambientalisti, è a ridosso della località Portella. «Molti di questi rifiuti sono materiali tossici o pericolosi, come il cemento amianto, per non parlare delle montagne di materiali ingombranti che oramai si sono mescolati a rifiuti speciali continuano gli attivisti Dovrebbe essere un percorso storico-naturalistico, invece appare più una minaccia sanitaria. Pneumatici, elettrodomestici non più utilizzati, scarti edili e vecchi arredamenti domestici: una indecenza inaccettabile. Molti coperti ormai dalla vegetazione. Eppure basterebbe semplicemente chiudere gli accessi alla strada, visto che non ci sono abitazioni e campi coltivati, per evitare che ignobili scarichino ancora».

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