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Il caso

Marco Belli paragonato in un post a un noto mafioso latitante: scatta la denuncia

Preso di mira su Facebook il presidente provinciale di Fare Verde. Pubblicato anche il volantino con cui era stato denigrato insieme a politici, militari e professionisti

Paragonato a un noto mafioso latitante. Presentata denuncia contro due ultrasettantenni monticiani, uno accusato di aver pubblicato sul profilo social dell'altro un post diffamatorio, l'altro per non averlo rimosso. Post con cui è stato preso di mira il presidente provinciale di Fare Verde, Marco Belli. Il presidente è venuto a conoscenza di quanto pubblicato contro di lui, da un amico che aveva letto non solo il post, ma anche il famoso volantino, sempre diffamatorio, che lo scorso anno era stato diffuso sul territorio e con cui era stato attaccato Belli e altre persone, tra cui politici, forze dell'ordine, professionisti, avvocati e cittadini.

Belli «ha constatavo la veridicità della segnalazione fattami» attraverso le schermate dei post. Ha, quindi, subito presentato denuncia, come fatto già in precedenza per l'altro episodio, ai carabinieri. Querela per diffamazione contro due anziani. «Oltre alla pubblicazione del vecchio volantino diffamatorio constatavo di essere stato associato anche se senza commenti - ha raccontato ai militari Belli - ma in conseguenza cronologica con un altro commento, alla presenza del mafioso Matteo Messina Denaro e ad una fotografia discutibile del signor presidente della Repubblica. Si tratta evidentemente di attacchi alla mia persona legati alla mia attività di lotta all'abusivismo edilizio».

Il presidente dell'associazione Fare Verde sulla querela ha ricordato anche l'episodio del 2020: «Lo scorso anno presentai denuncia querela per il volantino diffamatorio affisso e disseminato per strada su cui è stata fatta chiarezza sull'autore che li aveva gettati ma non sull'autore". Per i volantini affissi il 17 gennaio del 2020 nei mesi scorsi, ricordiamo, è finito nei guai un sessantaduenne residente a Monte San Giovanni Campano, che è stato condannato alla pena pecuniaria di 2.625 euro.

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