Spazio satira
La nota
21.08.2021 - 15:00
«Gli incendi sono solo il punto visibile di un sistema che semplicemente non funziona. L'ambientalismo da salotto ha depauperato i territori del proprio capitale naturale». La dichiarazione è del sindaco di Spigno Saturnia, Salvatore Vento, decisamente arrabbiato e amareggiato per i danni provocati dall'ennesimo incendio, che nei giorni scorsi ha interessato il Parco degli Aurunci. Il primo cittadino contesta la burocrazia che ostacola ogni forma di sviluppo, come dimostrato dal ventennio trascorso prima dell'approvazione del piano di gestione forestale del Parco degli Aurunci e dalla mancata approvazione del piano comunale di Spigno Saturnia, atteso dal 2015.
Per il primo cittadino le montagne, sino a qualche decennio fa, davano da mangiare ad intere comunità, oggi gli agricoltori fuggono, schiacciati sempre più dal peso, anche economico, per ottenere le autorizzazioni per ogni tipo di manutenzione. Un discorso che vale anche per gli allevatori che in vent'anni non hanno ricevuto dalle istituzioni nemmeno una "pozza d'acqua" dove far abbeverare gli animali nel periodo estivo.
Vento poi bacchetta anche i Comuni, che non fanno squadra e «preferiscono non alzare polveroni contro i vate della politica regionale per qualche spiccio da investire nella sagra di turno.
Gli incendi di queste settimane nel Parco degli Aurunci ha continuato Vento hanno causato danni incalcolabili, e mettendoci nei prossimi mesi invernali a potenziali rischi idrogeologici pesanti. Eppure, non una parola da parte della Regione, che avrebbe dovuto affrontare quella che è, a tutti gli effetti, una calamità non naturale, alla stregua di ogni criticità ambientale (alluvioni, frane e non solo). La Regione si limita al "compitino", la richiesta di stato di calamità presentata alla Presidenza del Consiglio, con l'auspicio che venga accolta per generare il solito giro di distribuzione verso i territori "elettoralmente" importanti. Questo sistema va scardinato e rivoluzionato. La montagna deve tornare a chi la vive e la sente dentro: agli agricoltori, ai pastori, ai tagliatori. Queste sono le categorie che "salvaguardano" il nostro capitale naturale».
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