Spazio satira
Il punto
30.06.2021 - 10:00
Azioni crudeli, una «pluralità di violenze, minacce anche gravi». Azioni, dunque, «contrarie alla dignità e al pudore delle persone recluse» sottolineano gli inquirenti. La maxi inchiesta aperta sui presunti pestaggi in carcere a Santa Maria Capua Vetere che ha raggiunto anche Cassino e il suo hinterland è stata un vero terremoto. Tra le righe di un'ordinanza da oltre 3.000 pagine, dettagli inquietanti: quelli dei racconti dei detenuti del reparto Nilo. Percosse, pestaggi, minacce e lesioni dopo la protesta del 5 aprile 2020.
Nella vasta operazione della procura sammaritana ci sono finiti oltre cinquanta tra ufficiali e sottufficiali, raggiunti da misure cautelari diverse a seconda delle contestazioni e dei ruoli. Che ora dovranno difendersi, dimostrando la loro estraneità ai fatti. Domiciliari anche per Giacomo Golluccio, 45 anni, nato a Cassino. Indagato a piede libero un altro agente della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, G.Q.di 55 anni, originario di Cassino ma residente a Caserta, sospeso per cinque mesi. Custodia cautelare in carcere, invece, per Felice Savastano, 54 anni di Galluccio.
In tutto lo ricordiamo sono 8 le misure in carcere, 18 ai domiciliari, 3 gli obblighi di firma, 23 le misure cautelari interdittive della sospensione dell'esercizio del pubblico ufficio.
I dettagli
«Percosse, colpi di manganello, calci, schiaffi, pugni e ginocchiate. Richieste di inginocchiarsi e prostrazione, obbligo a restare in piedi, faccia al muro o quello di rasarsi barba o capelli e isolamento preventivo senza alcun provvedimento cautelare del direttore del carcere né certificazione sanitaria» puntella il gip Sergio Enea.
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