Spazio satira
Il risvolto
11.06.2021 - 10:30
«Un minuto e trenta secondi per ucciderlo. Tra l'inizio del pestaggio e il momento della fuga». Un particolare davvero agghiacciante, quello che rivela l'avvocato Domenico Marzi poco prima dell'inizio del processo nei confronti dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi, di Mario Pincarelli e di Francesco Belleggia. Lo fa all'interno dell'aula che sorge al primo piano del Palazzo del Giustizia, proprio a ridosso della gabbia dove avrebbero dovuto prendere posto gli imputati. Che, invece, tranne uno, sono collegati in videoconferenza dal carcere dove si trovano rinchiusi.
Il legale che assiste la famiglia di Willy, insieme al collega Vincenzo Galassi, ci tiene ad evidenziare ai cronisti che il processo, oltre all'efferato delitto, metterà di fronte due mondi: «Quello dei giovani sani, che lavorano rispettando regole e leggi e quello fatto di violenza, sopraffazione e popolato da chi vive fuori dalla legge, in grado di compiere delitti tremendi».
Relativamente ad alcune lettere di richiesta di perdono, d'intesa con Galassi, afferma: «Questo non è il momento del perdono. Tali missive non le vogliamo neanche commentare. Ma alla fine ci giovano, perché sono una rappresentazione evidente della superficialità nella condotta da parte degli imputati. Quello che ci aspettiamo dal processo – aggiungono i due legali è l'affermazione della verità: una sentenza rapida, che corrisponda a fatti conclamati relativamente alla responsabilità di un episodio esecrabile. Perché è del tutto evidente – evidenziano che nel corso delle varie udienze si tenterà di mettere in atto una sorta di guerra tra coloro che sono sotto processo, per attribuire colpe agli altri».
Un passaggio lo riservano alla famiglia di Willy: «Sono persone che hanno una grande sensibilità e una grande rigore intellettuale. Ci auguriamo che la loro emotività non trasudi in queste circostanze. Noi siamo veramente colpiti da queste gente. E crediamo che tale atteggiamento sia ascrivibile al loro sentimento di enorme religiosità». Infine, relativamente alla pena che andrebbe inflitta a chi si è macchiato di tale reato, i legali della difesa, rispondo senza esitazione: "l'ergastolo". Poi è la volta delle difese.
A rilasciare dichiarazioni l'avvocato Loredana Mazzenga, che assiste Mario Pincarelli: «Affrontiamo il processo con il massimo rispetto sia per la vittima, sia per la famiglia, ma lottando per riconoscere i ruoli di responsabilità diverse per i quattro ragazzi imputati», battendo, quindi, sul tasto che il suo assistito ha ricoperto soltanto un ruolo marginale all'interno della tragedia. Ed infine, uscendo dall'aula, l'avvocato Vito Perugini, che difende Francesco Belleggia (l'unico imputato presente fisicamente nell'aula della Corte d'Assise di Frosinone), rimarca: «così come emerso dalle indagini preliminari non ha partecipato all'aggressione. Abbiamo sempre risposto ai due interrogatori di garanzia che ci sono stati e riteniamo che le nostre versioni siano state complete, esaurienti e riscontrate soprattutto dalle verifiche ci sono state nel corso delle indagini preliminari. Vero è che nessuno dei testi non sospetti indica a gli aggressori il mio assistito».
Quello che è appena iniziato è, dunque, un processo in cui giudici dovranno valutare se veramente esistono diversi gradi di responsabilità. Oppure se tutti hanno partecipato a spezzare la vita e i sogni di un ragazzo di appena ventuno anni.
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