Cerca

L'intervista

Rsa San Camillo Sora, Di Stefano: "Avete donato la vita: il regalo più grande"

A tu per tu con Enzo Di Stefano, responsabile della struttura che da anni ospita pazienti da tutta la provincia, e non solo: "Orgoglioso del lavoro svolto"

L'Rsa San Camillo di Sora ormai da anni ospita pazienti da tutta la provincia, e non solo, che necessitano di assistenza e cure. A novembre la decisione di trasformare un'ala della struttura in reparto Covid per supportare il sistema sanitario regionale. I rigidi protocolli di sicurezza adottati hanno fatto si che nessun ospite della Residenza entrasse in contatto con il nuovo reparto di emergenza e che nessuno si contagiasse. Il nucleo scelto per operare nel reparto è stato istruito e formato, senza lasciare nulla al caso. Ad ogni operatore sono stati dati in dotazione tutti i DPI necessari e oggi, a distanza di mesi, non si registrano contagi neppure tra il personale del reparto Covid. Enzo Di Stefano è il responsabile della Residenza sanitaria assistenziale. Abbiamo approfondito con lui il nostro viaggio.

Come siete riusciti a tutelare pazienti e operatori durante tutta la fase di l'emergenza e soprattutto dall'apertura del reparto Covid?
«Con l'arrivo della pandemia, ormai più di un anno fa, nelle case di riposo del Paese sono scoppiati numerosi focolai. Nell'immaginario collettivo le case di riposo sono divenute i luoghi delle "stragi" silenziose che hanno portato via troppi dei nostri anziani. Inizialmente anche la nostra struttura ha avuto diverse difficoltà ma siamo riusciti a scongiurare il peggio evitando che il contagio dilagasse tra gli ospiti della struttura e gli operatori. Non abbiamo accettato nuovi ingressi se non dietro stretta sorveglianza e monitoraggio. Siamo stati tra i primi a vietare visite di familiari ed esterni proprio per tutelare i nostri degenti ma abbiamo mantenuto vivo il rapporto degli ospiti con l'esterno attraverso videochiamate e, recentemente, con la cabina degli abbracci. Quando abbiamo deciso di attivare il reparto Covid abbiamo messo scrupolosamente in atto tutti i protocolli di sicurezza e ad oggi non c'è stata alcun tipo di "contaminazione" tra l'Rsa e il nucleo Covid».

Come si opera all'interno del reparto e quali i protocolli di sicurezza adottati?
«I nostri ospiti e tutti coloro che operano nell'Rsa e nel reparto sono costantemente monitorati con tamponi periodici. Abbiamo creato delle zone "bolla" per isolare eventuali situazioni di rischio e tutelare tutto il resto dell'RSA. Sin da subito sono stati due ambienti completamente divisi e separati. Gli operatori dell'Rsa e quelli del reparto non si incontrano tra di loro e non c'è scambio di personale. Tutto è stato rimodulato in base a nuovi protocolli per evitare ogni tipo di contaminazione, anche per quel che riguarda la somministrazione di pasti, la lavanderia e la gestione dei rifiuti».

Un ottimo lavoro di squadra...
«Non sappiamo se siamo stati bravi o fortunati, ma sicuramente attenti ad aver alzato il livello di guardia. Un plauso particolare va alla professionalità dei nostri medici: Faticanti, La Posta, Vinciguerra e Pellegrini e anche al lavoro svolto dalla Asl di Frosinone. Ma il grande merito è di tutti coloro che collaborano nella struttura. Il mio grazie va ad ognuno di loro. E' anche grazie al loro senso del dovere e alla loro grande responsabilità se siamo arrivati ad oggi così. Per l'impegno e la devozione che hanno mostrato quotidianamente, in questo anno particolarmente difficile, ad ognuno di loro va il mio personale ringraziamento. Il lavoro in questa RSA e nei reparti è risultato un'arma fondamentale per la lotta contro il Covid-19 ed ha permesso di salvare numerose vite umane. Siate orgogliosi perché avete donato alla società il regalo più bello: la vita».

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione