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La polemica

Coronavirus, la rivolta dei primi cittadini: tutti i sindaci contro Conte

La norma sui poteri di coprifuoco manda su tutte le furie i sindaci: «Lo Stato fa lo scaricabarile». Poi l'imbarazzato dietrofront e i chiarimenti che fanno confusione

Idee poche e anche confuse. Un pasticcio istituzionale con rarissimi precedenti nella storia della Repubblica, con il Governo Conte che prima getta la croce addosso ai sindaci sui poteri di coprifuoco e poi torna sui propri passi, producendo un provvedimento legislativo, l'ennesimo capitolo dell'enciclopledia dei Dpcm che sono stati partoriti da sette mesi a questa parte, che appare alquanto discutibile e dubbio.

Il giallo della parola cancellata
Ma cosa ha mandato su tutte le furie, difatto, tuttii sindaci dei 7.903 Comuni italiani? Dopo le 21 di domenica sera Conte, in diretta nazionale, praticamente a reti unificate, snocciola tutti i provvedimenti del nuovo Dpcm finalizzati a contenere la recrudescenza della pandemia con uno in particolare, però, che fa sobbalzare i primi cittadini dalle sedie. «I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti, consentendo l'accesso solo a chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private» scandisce con una certa fatica dietro la mascherina il presidente del Consiglio a palazzo Chigi, confermando le indiscrezioni circolate nelle ore precedenti («I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti...», si leggeva in una bozza del testo). Una misura che fa andare su tutte le furie i primi cittadini.

«Il governo, senza nemmeno affrontare il tema nelle numerose riunioni di queste ore, inserisce in un Dpcm una norma che sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell'opinione pubblica» tuona il sindaco di Bari e presidente dell'Anci Antonio Decaro.
La decisione del governo fa sollevare una protesta corale e unanime dei primi cittadini da Nord a Sud. Alle parole di Decaro seguono a ruota, nel giro di pochissimi minuti, quelle di Orlando, Nardella, Gori, tutte dello stesso tenore: non scaricare sui sindaci la responsabilità del "coprifuoco". Un messaggio chiaro: non si può lasciare a noi sindaci il lavoro sporco per paura di un crollo del consenso. Una protesta che non sembra, tuttavia, intaccare la sostanza. Almeno in apparenza. Perché, invece, nel Dpcm firmato e pubblicato sul sito di palazzo Chigi quel riferimento ai primi cittadini salta: «Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento si legge nel testo approvato può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private».

Chi decide cosa, quindi? I sindaci? I prefetti? Su questo il Dpcm non dice nulla, ma una lettura autentica prova a darla a Rainews24 il ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia: «Nel Dpcm c'era una norma che richiamava espressamente i sindaci.
Quella norma è stata smussata. Detto questo, se c'è un quartiere da chiudere lo decidono i sindaci e non c'era neanche bisogno di inserirlo nel Dpcm perché è già così. I sindaci sappiano che lo Stato è al loro fianco 24 ore su 24». «I sindaci, di concerto con i prefetti, decideranno se chiudere o meno aree cittadine a rischio contagio per via degli assembramenti. Il coinvolgimento dei sindaci nel nuovo Dpcm, in materia di chiusure localizzate di strade o piazze, non è uno scaricabarile dello Stato» ha chiarito il sottosegretario al ministero dell'Interno Achille Variati, aggiungendo forse più confusione al quadro.

Le reazioni
Parole che, tuttavia, non hanno aiutato a stemperare il clima e l'umore nero di sindaci di ogni bandiera politica.
Riccardo Varone, presidente di Anci Lazio, è stato subissato dalle lamentele dei primi cittadini dopo le nuove disposizioni anti-Covid: «Come amministratori ci aspettavamo altro. Non è possibile che il Governo "scarichi" sui sindaci funzioni di così grande responsabilità, come la chiusura di strade e piazze, dopo mesi in cui il ruolo delle stesse amministrazioni è stato sottovalutato. Se è di "coprifuoco" che parliamo, allora il Governo deve definire chiaramente con quali forze, modalità e tempi vanno effettuati i controlli, ma soprattutto chiarisca chi deve provvedere; i Comuni non possono fare da cuscinetto contro l'urto di una decisione che, sinceramente, non capiamo e non possiamo capire. Palazzo Chigi non ci lasci soli». Sono state le parole che immediatamente ha comunicato in mattinata.

A domanda diretta su reazioni, risorse, regole, disagi e prossime mosse, ha risposto: «Aspettiamo qualche altra circolare che possa meglio dettagliare. Pur tuttavia è evidente che visto il coinvolgimento sempre proficuo che c'è stato con il Governo come ha già detto il presidente nazionale Decaro ci aspettavamo qualcosa di diverso sul tema dei controlli. Questo è l'aspetto che è stato sollevato, un po' all'unanimità, anche da tutti gli altri presidenti degli Anci regionali. I Comuni sanno bene quanto sia difficile attuare simili disposizioni, soprattutto se non hanno gli strumenti per farlo. Sappiamo che è un momento delicato per tutti, ognunosa che dovrà traghettare, con le proprie responsabilità, i propri territori ma certe scelte andavanocondivise in maniera diversa. La parola sindaci è stata estrapolata rispetto alla prima bozza che circolava nei momenti precedenti alla conferenza stampa, manon conta se poisia rimasta o no. Resta la sostanza.

Resta il fatto che si demanda a tutti noi la chiusura dopo le 21 di vie e piazze. Con ordinanza o altri atti.
Tutti abbiamo espresso perplessità. Ad esempio, con quali forze di polizia municipale? Con quale elasticità da parte degli enti pubblici? E poi non è chiaro se ci saranno risorse per organizzare tutto questo, per presidiare i territori, se ci saranno fondi per lo straordinario della polizia locale così come era stato previsto nelle fasi di lockdown. Sono tutti aspetti dove si poteva essere coinvolti prima. Il problema c'è, e lo sappiamo tutti, ma un segnale di concertazione maggiore sarebbe stato più idoneo. E, comunque, sto pensando di organizzare una video conferenza di confronto con tutti i colleghi, su questo problema ma anche su altre soluzioni che dovremmo mettere in campo tutti insieme. Uno scambio, un confronto tra di noi, questo serve».

Caustico il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani: «Conte non smette di volare talmente alto sui singoli problemi da risultare ad una distanza siderale dalle esigenze della quotidianità, arrivando ad esaltare in conferenza stampa la fiera dell'ovvio, non dicendo alcunché, magari confondendo la movida di una metropoli come Milano ai Navigli, con quella di Morterone il comune più piccolo d'Italia dove vivono 34 anime. Se il suo rimedio è quello di relegare i sindaci a fare i vigili di quartiere, disciplinando il traffico con la paletta nelle strade e piazze da chiudere, significa che ha una dimensione molto riduttiva dell'amministrazione dei territori. Noi, che invece siamo abituati a non girarci i pollici, portando risposte concrete ai bisogni e alle preoccupazioni della popolazione, abbiano predisposto uno strumento moderno e agevole, la app monitoraggio, per consigliare la popolazione sulla presenza e sullo spostamento di flussi e ciclicità sanitarie nelle singole zone. Speriamo che il Governo, prima o poi, metta a disposizione le risorse finanziarie per i Comuni che almeno hanno il quadro delle esigenze e dei bisogni reali».

Critico anche il consigliere comunale e delegato nazionale Anci Danilo Magliocchetti: «Mi sento di condividere pienamente la presa di posizione ufficiale assunta oggi dal Presidente Decaro. Per amore di verità, la parola "Sindaco", rispetto a quanto annunciato dal Presidente del Consiglio, nel documento ufficiale pubblicato è misteriosamente scomparsa, grazie anche all'intervento di protesta proprio dell'Anci. Non è in alcun modo pensabile, infatti che i sindaci, già alle prese con una quantità di problemi enormi, debbano ora indossare anche i panni degli "sceriffi" e disporre la chiusura di qualche piazza. Non ci sono né le condizioni, nè tantomeno i mezzi per far fare ai sindaci un tale compito. Il Governo adesso abbia il coraggio delle proprie azioni senza fare lo scaricabarile sui sindaci»

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