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La testimonianza

Finti casting per violenza, il racconto: "Ha chiuso a chiave e mi è saltato addosso"

Parla Sophia Zaccaron, una delle ragazze coinvolte nella terribile vicenda. Sono in tutto otto le giovani. Ma il numero sembra destinato a salire

«Quando sono entrata nell'appartamento ho sentito che chiudeva la porta a chiave. Mi sono voltata e l'ho visto mettersi le chiavi in tasca». Sophia Zaccaron è una delle otto ragazze che ha denunciato il finto produttore-regista Claudio Marini, in arte Alex Bell.

Ha deciso di raccontare la sua storia e quello che le è accaduto a settembre dello scorso anno.
«Sono stata contattata dalla mia agenzia per un casting all'Eur del film "Miele amaro". Ricordo che come sono arrivata ho avuto un'ottima impressione. La sala era "fighissima", molto professionale e con tante altre persone in sala d'attesa. Vengo chiamata dalla segretaria dello studio associato, che mi accompagna nell'ufficio dell'incaricato della Ft Production che si presenta come Alex Bell. Inizia a farmi delle domande sulla mia carriera professionale e su quali film avessi già lavorato. Finito il colloquio mi manda via dicendomi di avergli fatto una buona impressione ma che mi avrebbe dato conferma nei giorni a seguire perché aveva molte altre ragazze da provinare.

Dopo tre giorni – ricorda – mi scrive un messaggio whatsapp dicendomi di essere indeciso su quale parte affidarmi e che ci saremmo dovuti incontrare per il secondo provino su parte, a piazza Bologna». E Sophia va, tranquilla. Chiede a Marini però di mandarle la posizione del luogo dove si sarebbe dovuto svolgere il secondo provino. Lui però svia il discorso dicendole di incontrarsi a piazza Bologna. Alla sua risposta vaga le cominciano a venire dei dubbi, ma poi pensa: «Mi ci ha mandato la mia agenzia. Il posto era molto professionale, cosa potrà mai succedere?».

Claudio Marini si presenta in macchina invitando Sophia a salire a bordo. Sophia, però, continua ad avere dubbi ma pensa sempre la stessa cosa: «È stata la mia agenzia a chiamarmi per questo casting».
«Sono salita in macchina ed abbiamo raggiunto un appartamento in zona, tra piazza Bologna e piazza Annibaliano. Raggiunto l'appartamento sento che chiude a chiave, mi giro e le chiavi le aveva infilate in tasca».

Un appartamento vuoto, con un unico arredo: un divano. «Prende il copione – aggiunge ancora Sophia – si siede vicino a me ed io comincio a leggerlo fino a che non arrivo alla parte dove c'era scritto bacio.
Leggo bacio e continuo la lettura del copione».
Ed è qui che scatta il comportamento standard di Marini: «Mi dice che avrei dovuto interpretarlo quel bacio e che non si aspettava da me, attrice professionista, un rifiuto della parte. Io gli ho fatto notare che normalmente nei provini, oltre ad esserci delle altre persone, ci sono le telecamere, che in quell'appartamento però non c'erano. Continuo a leggere il copione ed è stato allora che mi è saltato addosso. Mi ha baciata e palpeggiata. Sono riuscita a sfilargli le chiavi dalla tasca e sono fuggita, in lacrime, reduce purtroppo da una violenza subita in passato quando avevo quindici anni. Subito dopo ne ho parlato con i miei genitori e con il mio fidanzato ma non potevo denunciarlo. Non sapevo niente di lui, né io né la mia agenzia. Solo che si chiamava Alex Bell».

Sophia, però, ha continuato a parlare, a raccontare quella violenza subita. E lo faceva durante gli altri casting con le altre ragazze. Ed è stato proprio parlando con le altre che si è scoperto che lei non era stata la sola vittima di Alex Bell. «La denuncia l'ho presentata dopo quattro mesi. Continuando a raccontare l'orribile vicenda ho trovato altre ragazze che avevano fatto dei casting con lui. Molte avevano registrato le conversazioni, altre avevano preso il numero di targa, un'altra ancora la posizione dell'appartamento. Creando una rete tra noi, ci siamo fatte coraggio e abbiamo deciso di sporgere denuncia».

Dalla denuncia delle ragazze è passato quasi un anno.
Un anno dove Sophia, però, ha continuato a vedere altri casting organizzati dallo stesso Marini. Casting che lei ha cominciato a denunciare pubblicamente anche su YouTube, mettendo in guardia le sue colleghe.
Fino all'arresto di giovedì. E adesso Sophia, e le altre, aspettano solo il processo. 

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