Le cene pazze della presidenza: nel mirino Abbruzzese e gli altri membri dell'ufficio
30.01.2016 - 12:22
Sei faldoni pieni di carte, ma soprattutto fatture. Tante fatture. E per le spese più diverse, dagli alberghi alle cene, dai viaggi ai cesti di Natale, passando per i contributi a comitati e associazioni, spesso creati appositamente per attingere ai fondi regionali. Quando, in pieno scandalo spese pazze alla Regione, l'ex capogruppo del Pdl alla Pisana Franco Fiorito consegna alla Guardia di Finanza la documentazione contabile, non si ha ancora idea di dove l'inchiesta possa arrivare.
Nell'elenco figurano così una serie di cene, molte delle quali in provincia di Frosinone. E così l'ufficio di presidenza ospita 15 persone al costo di 500 euro al ristorante Villa del poggio di Patrica. C'è poi un'altra cena, al Casilinum di Cassino, con ben 155 commensali, tra cui anche Bruno Astorre. E alla fine ai contribuenti laziali è toccato pagare un conto da 2.500 euro. E ancora un'altra cena da 55 persone, questa volta all'hotel Ida, a Ceprano, con fattura da mille euro. Tra le spese di rappresentanza anche un assegno da 400 euro per salsicce e altri prodotti gastronomici per riempire i cesti di Natale.
Tra le fatture spulciate dai finanzieri anche una del consigliere Abbruzzese per un soggiorno in albergo a Rimini. I finanzieri si sono poi concentrati sulle consulenze che, in qualche caso, hanno portato a esborsi da 23 a 70 mila euro. Per la Corte dei Conti in alcuni casi si tratterebbe di lavori inutili e talvolta nemmeno depositati. In altri casi si tratterebbe di lavori copiati di sana pianta, come tre consulenze per un totale di 47 pagine pagate ben 83 mila euro.
Dentro ci sarebbe finita anche una tesi di laurea da 110 e lode in editoria e comunicazione multimediale copiata sul web. Un copia e incolla che non è passato inosservato agli investigatori della procura di Rieti: sarebbero due i capitoli presi da quel lavoro pubblicato on-line. Per giustificare le uscite, stando alle accuse, si procedeva con il sovrastimare le spese in bilancio, che non sarebbero mai state sostenute. Quindi venivano spacchettate in più voci con continue variazioni di bilancio. Spericolate manovre, per l'accusa, per poter attingere ai soldi senza fatture e senza alcun controllo o quasi.
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