Pagine di celluloide
01.01.2021 - 15:00
Anna Magnani e Marcello Mastroianni nella sequenza finale del film
Nel 1972 il regista Alfredo Giannetti realizza per la Rai il film "...Correva l'anno di grazia 1870". Un bel film con un'ottima prova, a tratti quasi commovente, di Anna Magnani (Teresa Parenti) e di Marcello Mastroianni (il marito, Augusto Parenti) perfetto nel suo ruolo di patriota liberale che non vuole rinunciare ai propri ideali politici anche a costo della vita. Bella e sicura prova attoriale anche per Mario Carotenuto (Don Aldo). Alla direzione della fotografia e alla colonna sonora due nomi di assoluto prestigio come quelli di Leonida Barboni e di Ennio Morricone. Siamo a qualche settimana dal 20 settembre. Alcune popolane in attesa dell'ora della visita dinanzi al carcere giudiziario danno la colpa ai liberali se i loro mariti sono in galera e se i giudici si sono incattiviti.
Parlano male dei piemontesi che hanno un re che parla francese e riservano particolari attenzioni alle donne.
Gran bella sequenza con don Aldo che cerca di farle capire quanto sia testardo il comportamento di Augusto: «Ma glielo avete detto che i suoi amati piemontesi hanno arrestato Mazzini e hanno esiliato Garibaldi? No? Avete sbagliato! Perché se volete che quello capisca e se decida a firma' 'sta benedetta domanda di grazia, gliele dovete di 'ste cose, Teresa, perché so'vere e Augusto deve aprì l'occhi. Voi ci avete creduto, avete creduto a Mazzini, a Garibaldi, a questo re, avete creduto all'unità d'Italia. Ci avete creduto tanto che adesso quel poveraccio di Augusto sta in galera, so'tre anni! Adesso glielo dovete di'pure voi quello che succede qui a Roma, qui a Roma nun ce crede più nessuno e quei pochi che forse ce credono ancora almeno hanno imparato a fare i furbi (...). Il suo re a Garibaldi gli ha sparato... I liberali romani se ne stanno a panza piena, se fanno il segno della croce e se ne vanno in processione».
Teresa cerca di difendere Augusto: «Ha le idee sue, lui le mani pe'firma'la domanda di grazia al Papa non se le sporca». Le preoccupazioni sono anche per il figlio Mario. Le resistenze a don Aldo che le prospetta l'eventualità di mandarlo in seminario: «Sfamato, vestito, studierebbe!». Entrato in seminario, Mario (Duilio Cruciani) si vanta con gli altri ragazzi di avere un padre in prigione «perché fa politica». Ancora al carcere giudiziario per un altro colloquio. I gendarmi dicono a Teresa che Augusto ha una brutta tosse. La donna tergiversa quando il marito le chiede se gli altri liberali la stiano aiutando. Lo stupore dell'uomo quando sente i nomi di quelli che hanno firmato la domanda di grazia: «La domanda di grazia al Papa?! Ma dopo con che faccia vai in giro pe'Roma? Meglio morire qui dentro».
Teresa sbotta: «Sapessi quanto è comodo avere un marito in galera che sta a da' l'esempio!». Sente che deve tirarlo fuori di lì. Augusto continua a ripeterle che loro sono diversi ed è duro con don Aldo: «Ce semo, le notizie arrivano pure qui dentro, in galera...avete finito de fa il buono e il cattivo tempo, dovete fa fagotto!».
Sequenza tenerissima, toccante e straziante quella in cui Teresa cerca di estorcere al marito la firma con l'inganno.Augusto se ne accorge e la scaccia: «Infame! Vigliacca!». Tutto sta crollando e Teresa sa che ormai Augusto non ha speranze. La sua delusione dinnanzi all'immobilismo di tanti vecchi liberali che si rifiutano di organizzare una sommossa per accogliere in armi i piemontesi, soprattutto per non essere considerati dei conquistati. Porta Pia. Bersaglieri e camicie rosse.
Teresa e le altre donne al carcere giudiziario. Sfondano i cancelli e liberano i prigionieri, c'è anche Mario. Augusto è morente. Vuole che la moglie gli racconti tutto quello che sta succedendo per le vie di Roma. È convinto che il popolo sia insorto.
Teresa non vuole deluderlo, gli parla di bandiere e di grande partecipazione popolare: «C'erano tutti alla prima scintilla, tutti pe' strada...Roma è tutta imbandierata!». Augusto muore credendo nella forza e nella giustezza dell'ideale. Un altro film che ci parla dell'estrema versatilità di Marcello Mastroianni che nella sua carriera è passato da un ruolo all'altro cambiando registro interpretativo in maniera mirabile. La sequenza finale sulla scalinata del carcere giudiziario insieme a una superba Anna Magnani è da antologia ed è un vero peccato che tante pellicole passino in televisione ormai molto raramente. Ci vorrebbero rassegne e retrospettive critiche anche in ambito locale per far conoscere momenti, fatti, avvenimenti, rarità di film che sono lambiti dall'oblio. Abbiamo, nel cinema, un grande patrimonio da sfruttare, studiare, catalogare e promuovere. E con esso il nostro territorio. Ci vorrebbe un progetto comune articolato anche in chiave museale, archivistica e cinetecaria. Comuni, Provincia e Regione: se ne puo' cominciare a parlare?
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