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Cinema

Fellini, 8½ e l'acqua di Fiuggi: un film onirico che omaggia la città termale

L'opera del regista riminese, la grande prova di Marcello Mastroianni e la ricerca di sé. Un capolavoro che ancora oggi dà vita a sensazioni uniche

Uno di quei film irripetibili che nascono da uno stato di grazia assoluto, che pongono lo spettatore dinanzi allo specchio della propria coscienza in maniera dolorosa ma anche salvifica. 8½ di Federico Fellini ha ottenuto sette nastri d'argento e due Oscar, al miglior film in lingua straniera e ai migliori costumi (Pietro Gherardi).
Una sceneggiatura straordinaria, una sorta di lettino dello psicoanalista di Fellini, Flaiano, Pinelli e Brunello Rondi. Una sceneggiatura che con la luce rasoio di Gianni Di Venanzo in assoluta sovraesposizione apre squarci luminosissimi e profondi su un protagonista (il regista Guido Anselmi/Marcello Mastroianni in una prova assolutamente rimarchevole) le cui ansie e oniriche introspezioni, in un quotidiano impastato con i ricordi, sono forse quelle di un'intera società a partire dallo stesso Fellini di cui, sempre, Mastroianni sarà un alter ego.

I volti, i sorrisi, le angosce, i silenzi del produttore impersonato da Guido Alberti, di Caterina Boratto (che nel 1965 ritroveremo con Fellini in "Giulietta degli spiriti"), di Mario Pisu, di una bravissima e intensa Sandra Milo, di Rossella Falk, di Anouk Aimée, di Claudia Cardinale che in quel lungo pomeriggio in cui la intervistai nella sua villa romana mi parlò di quel magico 1963 in cui si divise fra Visconti ("Il Gattopardo") e Fellini. Ricordo con grande piacere 8½ anche per le foto di scena di Paul Ronald, conosciuto poi sul set de "La Traviata" di Franco Zeffirelli. E pensare che Marcello Mastroianni non era stata la prima scelta: Fellini in un primo momento aveva pensato a Laurence Olivier e a Charlie Chaplin. Sarebbe stato un altro film.
Assolutamente.

Guido Anselmi è un regista stanco e confuso in profonda crisi di ispirazione (per tutto il film Fellini parla di se stesso). La pellicola a cui sta lavorando e per la quale sono già state investite ingenti somme è ferma.
Accarezzato e ritagliato dalla luce (un'assoluta protagonista anche lei), Guido si barcamena fra le maestranze assillanti, i mugugni del produttore Pace, il matrimonio problematico, l'amante e uno stuolo di personaggi in cerca di una parte in un film che in effetti non c'è. Le dolenti immagini dei genitori (che in realtà sono morti) interpretati da Giuditta Rissone (la prima moglie di De Sica) e da Annibale Ninchi (già papà del protagonista Marcello Rubini ne "La dolce vita") .
Tra sogni e ricordi d'infanzia...la saraghina, il collegio dai preti...

Guido Anselmi sente di non avere più niente da dire, alla ricerca di quel se stesso che forse ritroverà insieme a tutti gli altri nell'indimenticabile girotondo finale al laccio delle note di Nino Rota. Finale più giusto. Migliore rispetto all'altro (pure suggestivo) pensato da Fellini che prevedeva tutti i personaggi su un treno diretto, forse, nell'aldilà. Ad un certo punto il produttore Pace mette Guido Anselmi alle strette e pretende di vedere i provini. Quello con Carla, l'amante del regista è particolarmente interessante per questa pagina: chiede al concierge una bottiglia d'acqua minerale non gassata. Si sente allora proporre la Fiuggi, al che protesta sostenendo che la Fiuggi è gassata. Il concierge insiste ribadendo che la Fiuggi è la meno gassata. «Allora mi mandi la Fiuggi!».

Solo dopo tre minuti ci saranno ancora altre citazioni per la nostra acqua a testimonianza di quanto in quegli anni la città termale fosse radicata nell'immaginario internazionale. Questo episodio finale dimostra che il cinema e la sua storia sono ricchi di dati, informazioni, citazioni, curiosità che aspettano solo di essere scoperti e disvelati in una misteriosa tela di rimandi e illuminazioni che diventano storia tanto quanto l'altra.
Registi, attori, doppiatori, montatori, scenografi, compositori, protagonisti e caratteristi: la nostra terra è ricca di nomi che attendono solo di essere ricordati, studiati e analizzati nel modo più giusto, concreto e appropriato con il supporto delle fonti e delle idonee documentazioni. È un lavoro ancora da fare soprattutto per quanto riguarda (e sono moltissimi) i film meno conosciuti, meno frequentati, più datati. Come è scopo di questa pagina .

Poi ci sono altre storie, altri momenti, altri episodi intimamente legati al mondo del cinema e allo schermo.
Pensiamo alle riflessioni di Anton Giulio Bragaglia sul cinema sonoro, pensiamo a un importante intellettuale come Giustino Lorenzo Ferri di Picinisco che nel 1906 visita la neonata Cines scrivendo un resoconto fondamentale per il concetto dello specifico filmico.
Pensiamo alle memorie di Lucio D'Ambra, in cui l'autore parla del suo "Napoleoncina" girato a Fiuggi negli anni del muto con grande, partecipato e colorito concorso della popolazione. Sarà un viaggio lungo, affascinante e ricco di sorprese.

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