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'The Gentleman', Guy Ritchie su Prime Video con storie di intrighi e malavita

Il regista britannico Guy Ritchie torna al primo amore. Un film alla “sua maniera” con un grande cast in stato di grazia

Guy Ritchie non ha più alcun bisogno di presentazioni. Dopo aver sdoganato la sua idea di cinema, il regista inglese è andato oltre, rendendola immediatamente riconoscibile e di difficile imitazione. Uno stile frenetico e chiassoso che, con tagli repentini, campi e controcampi, porta lo spettatore su una giostra a ritmi sfrenati dalla quale è difficile scendere. Dopo aver confezionato i suoi manifesti giovanili, "Lock & Stock" e "The Snatch" vede la strada segnata. Non tutto andrà secondo i piani però, con diversi inciampi nell'arco di una carriera. Arrivato alla maturità ha fatto una scelta, polarizzando il suo cinema verso quello stile che, ad inizio carriera, aveva mostrato quali diamanti potessero venir fuori dalle pietre grezze.

Stavolta, con The Gentlemen, si ripercorre un tipo di storia già affrontato, tra malavita e guerre fra bande, ma con la potenza stilistica di un regista che ha imparato a dovere come far funzionare il suo castello stilistico. "The gentlemen" (su Prime Video) racconta l'ascesa di un uomo che, attraverso il fascino e le "buone maniere" da malavitoso, è riuscito a costruirsi un impero. Un cowboy che, grazie alla prospettiva di facili guadagni, sceglie di tornare nella terra d'Albione per imbastire le radici di un enorme impero della droga: questo è Mickey Pearson. Non si diventa, però, criminali di tale calibro senza farsi dei nemici.

È così che Fletcher, investigatore privato al soldo del miglior offerente, viene sguinzagliato da un fumantino editore di tabloid per scoprire quanto può sul conto di Pearson. La ricca offerta del giornale rischia di traballare quando Fletcher stesso andrà a chiedere una somma ben superiore agli stessi malavitosi per insabbiare tutte le sue scoperte. Il film segna il ritorno in grande stile di Ritchie. Se Aladdin è riuscito a convincere parte di pubblico e critica, King Arthur non ha sortito lo stesso effetto.

La voglia di raccontare ancora il mondo sommerso nel centro d'Inghilterra si fa prepotente ed è così che nasce "The gentlemen", un solido esempio di quando il ritorno a trattare temi già esplorati, ma con la maestria acquisita negli anni, permetta di esplorare strade altrettanto interessanti. Bisogna anche riconoscere che se in "Lock & Stock "ci si trovava davanti a una scalmanata banda di esordienti d'oro come Vinnie Jones e Jason Statham, in "The gentlemen"il cast conosce solo pezzi da novanta: Matthew McConaughey, Hugh Grant, Charlie Hunnam scambiano colpi verbali e fisici con gente del calibro di Henry Golding, Colin Farrell e Jeremy Strong. Un minestrone di talenti che funziona.

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