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Anagni

È morto il maresciallo dei carabinieri Raffaele Viti

Era stato ricoverato in ospedale per un malore. Ma purtroppo non ce l'ha fatto. Il ricordo delle nipoti: «Sarai sempre nei nostri cuori»

Addio al maresciallo Raffaele Viti, l’Arma e tutti coloro che lo conoscevano piangono un eroico coraggioso difensore delle istituzioni. Ricoverato per un malore, che doveva essere passeggero e superabile, purtroppo il cuore del maresciallo non ce l’ha fatta. Raffaele Viti, sottufficiale dei Carabinieri, originario di Veroli aveva prestato servizio ad Anagni e a Paliano, dove era stato anche comandante della locale stazione. Oltre ad onorare con professionalità e dedizione assoluta i doveri propri della sua missione, Viti ha partecipato a delicate operazioni nei settori della criminalità organizzata e del terrorismo.

Le nipoti Silvia, Sara e Beatrice hanno voluto dedicare un ricordo speciale al loro caro nonno: «Nonno ci lascia in maniera inaspettata, dopo circa un mese da quando era entrato in ospedale. Non possiamo scegliere quando e come lasciare questa terra ma certo è che siamo venuti al mondo per nascere, vivere e morire. Quando nasciamo attorno a noi ci sono i nostri genitori, i nostri familiari più cari, i nostri nonni e quando ce ne andiamo a dover accompagnare i propri genitori, sono i figli e i nipoti proprio come hanno fatto loro. Abbiamo pregato tanto affinché non capisse che il tempo stava finendo e alla fine forse è stato così. Le parole dei medici, di certo non confortanti, ci hanno portato a pensare al fatto che sarebbe accaduto, prima o poi. Questo è un altro dei regali che mio nonno ci ha fatto: andarsene dolcemente anche se non ci si abitua mai a certe idee. Fino all’ultimo giorno ci ha ripetuto che l’importante per lui era che stavamo bene noi, la sua famiglia. Ha avuto una vita piena di successi personali e professionali, credeva tantissimo nel suo lavoro che è stato al centro di ogni suo pensiero, sempre. La stima dei suoi colleghi al suo funerale ne è la testimonianza; una vera e propria celebrazione del mio amatissimo nonno. Duro, con la schiena dritta, concreto, pragmatico, di pochi convenevoli e di poche parole ma con un cuore grande. La caserma se la portava a casa ogni giorno. Ci ha dato valori e sani principi; ha avuto due bei figli, una moglie meravigliosa, due nuore modello e noi che possiamo dire di avergli dato qualche soddisfazione, tranne quella che chiedeva sempre: un nipotino! È bello pensare che le persone che se ne vanno continuano a vivere dentro di noi, non solo nei nostri pensieri ma nei nostri sguardi, nei nostri modi di fare e di parlare e nei movimenti dei nostri volti. Hai fatto tanto e in punta di piedi ci hai salutato come il fiume quando entra nel mare, come una farfalla quando si posa sul vetro di una finestra. Da oggi nonno non sarai più dov’eri. Ma sarai dove saremo noi, sempre nei nostri cuori».

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