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L'omaggio di Frosinone: con te in A, grazie mister

L'omaggio di Frosinone: con te in A, grazie mister

Serie B

L'omaggio di Frosinone: con te in A, grazie mister

“16 maggio 2015, con noi nella storia. Grazie mister”. Così la curva, dopo aver tributato un lungo e caloroso applauso, nel secondo tempo ha salutato mister Roberto Stellone.

Il tecnico prima dell'inizio della partita aveva ricevuto dal Frosinone Calcio una targa a ricordo degli anni passati in giallazzurro. Un omaggio dovuto al giovane condottiero romano, 39 anni compiuti a luglio, che prima ha vinto uno scudetto con la Berretti, poi ha guidato i leoni nella doppia promozione dalla Lega Pro alla Serie A e prima ancora dal 2009 al 2011 aveva collezionato 34 presenze da giocatore contribuendo con i suoi gol, nella prima stagione di Francesco Moriero in panchina, alla salvezza; poi l'anno successivo aveva annunciato di voler appendere gli scarpini al chiodo ma di voler continuare a restare nel mondo del calcio e Frosinone fu il suo trampolino di lancio. Arrivò il titolo nazionale del Dante Berretti riservato alle squadre di Lega Pro, quindi il calcio professionistico. Settimo nella stagione di esordio in panchina, poi due secondi posti di fila che valsero le promozioni prima in Serie B e poi in Serie A, fino all'addio alla Ciociaria nei giorni seguenti la retrocessione, di nuovo tra i Cadetti, e la nuova avventura a Bari.

Una bella pagina sportiva quella di ieri per Roberto Stellone, che ha dovuto però masticare amaro per i tre gol presi e per una sconfitta che lascia i galletti a soli 10 punti in classifica.

A parziale consolazione, l'affetto ricevuto dal pubblico ciociaro e gli abbracci con i suoi ex compagni: tra loro ancora tanti quelli che hanno diviso con lui le gioie ed i dolori di una Serie A fantastica e allo stesso tempo povera di gioie in termini di successi e di punti in classifica. Ma questo è lo sport. Questo è il calcio. Uno sfogliare, pagina dopo pagina e capitolo dopo capitolo, una sorta di libro della vita nel quale il protagonista cresce, matura e invecchia dapprima con un pallone tra i piedi e dopo con una lavagna nelle mani. Imparando dai propri errori e condividendo con i propri giocatori anche momenti tristi come quello di ieri.

Ha provato a scuoterli durante la gara, dopo il primo gol e dopo il secondo. Poi al terzo ha realizzato che la partita gli era scivolata tra le mani ma non ne ha fatto un dramma. Ha chiamato tutti a centrocampo, invitandoli a stringersi le mani e a stringerle all'avversario. Lui stesso li ha ringraziati uno per uno, poi li ha portati sotto la curva a prendersi non gli applausi ma i fischi, per una sconfitta sonora che, come successo al Frosinone contro il Perugia, sarà forse salutare e indurrà la squadra pugliese ad una seria riflessione. E a ritrovarsi. Chissà...

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