E' stato un voto organizzato, alla vecchia maniera. Quella del Pci e della Dc, del Pds e del Ppi, dei Ds e della Margherita. Almeno in provincia di Frosinone il Partito Democratico riparte dalle proprie radici storiche e e dai punti di forza sul territorio. A dimostrarlo la mobilitazione di Francesco De Angelis e Francesco Scalia, ma anche e soprattutto i risultati in termini di affluenza in Comuni dove ci sono sindaci ed esponenti abituati a combattere politicamente "ventre a terra": Isola Liri (Vincenzo Quadrini), Giuliano di Roma (Adriano Lampazzi). Ma anche Ferentino (Antonio Pompeo), Patrica (Lucio Fiordalisio) e tanti altri. E' stato un voto nel quale i protagonisti sono stati gli iscritti, i militanti, i simpatizzanti. E lo è stato perché tutti i leader locali sapevano e sanno che da qui alle elezioni politiche e regionali, cali di concentrazione potrebbero essere fatali. Lo sa Francesco De Angelis, che da quando ha aderito alla componente di Matteo Orfini, sta mobilitando le truppe sul territorio come negli anni ruggenti. Lo sa Francesco Scalia, intenzionato a non cedere neppure di un millimetro. Né in provincia né sul piano nazionale, dove ha intensificato i colloqui diretti con Luca Lotti e Lorenzo Guerini. Lo sa la senatrice Maria Spilabotte, che a Roma ha contatti diretti con il gruppo storico di Matteo Renzi. Lo sa Nazzareno Pilozzi, deputato dell'ala di Gennaro Migliore che si confronta con Maria Elena Boschi. Ma lo sanno anche i candidati alle regionali: oltre agli uscenti Mauro Buschini e Marino Fardelli anche Antonio Pompeo. Lo sanno tutti i sindaci e amministratori del partito. Vietato sbagliare. A cominciare dalle comunali di Frosinone, dove adesso la parola d'ordine è diventata "tutti con Fabrizio".
Partito Democratico, scocca l'ora delle strategie "primarie"
Ma quello di domenica scorsa è stato un voto organizzato, dominato dal "peso" di big e amministratori
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