Il decreto sui vaccini, approvato in questi giorni, ha destato polemiche e malcontenti. I timori delle persone danno spunto per riflettere su come venga percepita l'autorità e il principio di autorità, nella società moderna e mediatizzata.

In sostanza, ci si trova sempre davanti a una versione ufficiale o dominante, che viene rimarcata e scarsamente confutata dai grandi media. Dall'altro lato c'è una versione alternativa e conflittuale, che trova largo spazio nei media appunto alternativi, cioè nel web. È facile trovare in rete non solo un parere discordante, ma anche teso a mettere in dubbio la credibilità, e soprattutto la moralità, dell'autorità stessa.

Ecco che quindi, non solo quei dodici vaccini obbligatori non servono, ma sarebbero anche frutto di una mossa volta a favorire il profitto delle multinazionali. Chi diffida dell'autorità, inoltre, conserva il dubbio che esista un nesso tra vaccini e autismo. In genere quando il cittadino si trova a valutare scelte inerenti a un campo così delicato, in cui si necessita di conoscenze mediche,  è quasi costretto ad affidarsi all'autorità. Poiché la sua opinione può essere fallace, seppur in buona fede.

È un aspetto questo di grande interesse, già ampiamente trattato dal noto sociologo Ulrich Beck (1944-2015) il quale analizzava come una società così complessa e avanzata, lasci poco spazio all'individuo per stabilire le proprie modalità di azione, limitando il ventaglio di scelte autonome. Nella società della scienza, della tecnologia e degli specialisti, non resta che confidare negli specialisti. Questi specialisti saranno onesti? Agiranno nel nostro interesse? Faranno l'interesse pubblico o l'interesse particolare? Una risposta a senso unico sarebbe fuori luogo, la verità qui sta nel mezzo. Ma tutto dipende comunque da come il soggetto percepisce l'autorità: criticarla è sempre bene, interrogarsi sugli indirizzi dell'autorità permette sviluppo, accresce il livello culturale ed è segno di democrazia. Ma credere a prescindere che l'autorità sia malvagia, non porta da nessuna parte.