Tetraplegico dalla nascita, Andrea (nome fittizio) ha bisogno di aiuto. Troppo ricco per lo Stato, non potrà più usufruire delle cure di una struttura adeguata. A causa del nuovo modello Isee, gli è stato negato l’indispensabile contributo economico che assicurava a lui, e a tanti altri giovani nelle sue condizioni, la permanenza gratuita nel centro di riabilitazione della zona.

I genitori disperati si appellano alle Istituzioni. Fino al mese scorso, tutti i giorni un pulmino accompagnava e riportava a casa il giovane trentottenne verolano, affetto da tetraparesi spastica al 100%. Limitato nei movimenti, completamente assenti se non involontari, Andrea nel centro riabilitazione, che frequentava gratuitamente, aveva trovato un posto sicuro dove trascorrere le giornate circondato dall’affetto degli operatori.

Da gennaio la situazione è cambiata. I genitori di Andrea, padre commerciante e madre casalinga, guadagnano troppo per lo Stato e non hanno quindi più diritto alla gratuità del servizio. Ma la realtà è ben diversa. «Dal 2016 –racconta la mamma di Andrea siamo stati costretti a pagare una struttura che prima era per noi gratuita». I nuovi parametri inseriti per le dichiarazioni Isee nel Lazio hanno di fatto costretto molti disabili a pagare la retta per stare nelle residenze costruite per andare incontro alle esigenze delle fasce più deboli. I genitori di Andrea, che hanno un Isee superiore a 13.000 euro, devono perciò pagare per intero la retta di permanenza nella struttura della zona.

«Non sapendo ciò –ha spiegato la mamma di Andrea – ho continuato a mandare mio figlio tutti i giorni nella struttura. La scorsa settimana ho invece ricevuto una lettera dal Comune in cui mi si chiedeva di versare due rate da 290 euro e una da 180 euro: il saldo dei giorni di frequenza che pensavo gratuiti. Siamo stati perciò costretti a rinunciare quasi totalmente al servizio, non potendoci permettere la retta mensile. A casa lavora solo mio marito che è commerciante ma vista la crisi, il guadagno è misero. Io devo occuparmi di Andrea. Avrei bisogno di un’assistenza domiciliare».