Spazio satira
Frosinone
23.07.2025 - 11:50
Tentata estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, tortura e detenzione porto illegale di armi. Sono questi i reati contestati a tre persone di Frosinone, due uomini e una donna tutti di nazionalità italiana, C.I. di 35 anni, L.P. di 31 anni, A.L. di 34 anni, che questa mattina hanno ricevuto una misura coercitiva della custodia in carcere, eseguita dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Frosinone ed emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma - Direzione Distrettuale Antimafia.
L’attività investigativa, effettuata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Frosinone sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, è iniziata denuncia presentata nel mese di gennaio dalla vittima, un giovane di Arce (FR), presentata alla locale stazione dei carabinieri. Nella stessa egli riferiva che, in seguito ad un debito per l’acquisto di sostanze stupefacenti contratto anni addietro con un soggetto di Frosinone, da alcuni mesi era fatto oggetto di minacce e atti intimidatori da parte di quest’ultimo e di altre persone domiciliate nel complesso di edilizia popolare del Casermone di Frosinone. Riferiva anche che i soggetti in una occasione si erano impossessati dell’autovettura Fiat Panda della propria madre, mentre la sera dell’8 gennaio 2025 erano arrivati addirittura a sequestrarlo, prelevandolo con forza dalla sua abitazione di Arce e portandolo al sesto piano del Casermone di Frosinone, dove era stato legato alla balaustra di un balcone fino alla mattina successiva, dopo essere stato minacciato con una pistola e selvaggiamente percosso da un gruppo di tre/quattro individui, tanto di riportare tagli alle braccia e varie lesioni giudicate guaribili in trenta giorni.
I successivi riscontri investigativi, conseguiti anche attraverso l’assunzione di informazioni da parte di familiari e conoscenti della vittima, l’analisi dei tabulati telefonici e sopralluoghi nel complesso del Casermone, hanno permesso di ricostruire compiutamente i fatti denunciati e delineare la gravità indiziaria delle condotte poste in essere dagli indagati. La particolare aggressività e pericolosità degli indagati si è manifestata anche nelle settimane successive al sequestro quando, nonostante la vittima avesse estinto quasi totalmente il debito di 1.600 euro attraverso la consegna di denaro ai soggetti, le minacce e le condotte intimidatorie sono andate avanti.
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