el calcio, soprattutto quello moderno, è ormai risaputo che le bandiere non esistono più. Un dato di fatto, che tra l'altro non ci trova per nulla impreparati. Perché alle bandiere abbiamo smesso di credere in quel lontano 31 agosto 2002 quando Alessandro Nesta, già proprio lui, l'attuale allenatore del Frosinone, fu costretto suo malgrado e per forza maggiore, a lasciare la squadra che amava.

E noi come lui.
Esistono, però, dei calciatori che con la loro "partenza" si portano via un pezzo di te.  Un pezzo di chi gli ha voluto bene. Di chi ha gioito con loro e per loro. Di chi ha sofferto per loro e con loro. Dal tifoso vero a quello occasionale. E Daniel Ciofani è indubbiamente uno di questi. Un uomo vero, prima che un bomber di razza, con il quale il tifoso del Frosinone ha gioito e sofferto insieme. Esultato e pianto. Vinto spesso e qualche volta perso.

Per sei anni l'attaccante di Cerchio è stato il simbolo di una squadra capace di scrivere le più belle pagine di storia del Frosinone Calcio. Due promozioni consecutive in soli undici mesi dalla Serie C alla A e poi, dopo il ritorno tra i cadetti, una nuova scalata alla massima serie. Amato, a volte anche criticato, ma sempre pronto a rispondere sul campo. Con i gol. E non solo quelli. Uomo squadra. Uomo spogliatoio. Uomo di peso.

Un peso a volte difficile da sopportare da parte di qualcuno.
Ma soprattutto uomo vero. Sempre pronto a metterci la faccia. Come, senza andare troppo lontano, la sera di quel maledetto venerdì 18 maggio quando il Frosinone con la Serie A praticamente in tasca fu capace di fallire la promozione diretta pareggiando in casa contro un Foggia che non aveva nulla da chiedere alla classifica.
Quella sera, mentre tutti si piangevano addosso, Daniel Ciofani, infortunato da tempo in maniera importante, si presentò in sala stampa e giurò che non era ancora finita. Che i suoi compagni avrebbero provato nei play off a centrare quell'obiettivo fallito nella regular season. E così fu.

Poi, dopo quella storica seconda promozione in Serie A, qualcosa tra Daniel e la proprietà canarina ha cominciato ad incrinarsi. In parte a causa della cessione del fratello Matteo. Non perchè Matteo non potesse essere ceduto, attenzione, ma per il modo in cui era stato per certi versi "scaricato". Ma il Frosinone per Daniel non era soltanto Matteo. Erano anche quei tanti suoi compagni con i quali aveva fatto la storia.

E così quello "spacco" è diventato sempre più netto, con la partenza di Crivello, di Soddimo di Terranova, fino ad arrivare a questa estate e al mancano rinnovo per Sammarco.
Lui, giustamente, perché se lo era conquistato sul campo, si sentiva un po' il simbolo di quel gruppo e il non essere riuscito a "trattenere" alcuni compagni non è stato facile da digerire.
Perché Daniel Ciofani è questo. Un uomo di personalità che con il tempo può diventare scomodo.

E tutto ciò senza dimenticare che intanto bruciava le tappe per recuperare da un infortunio che poteva costargli il resto della carriera. E invece no. Quel carattere da guerriero gli ha permesso di tornare in campo e nonostante tutto disputare il suo secondo campionato in assoluto di Serie A, facendo in pieno la sua parte. Cinque gol messi a segni per un bottino di dieci punti conquistati dalla sua squadra. Non poco per una formazione che in totale ne ha ottenuti ventitré.

Da oggi Daniel Ciofani non è più ufficialmente un calciatore del Frosinone, ma è diventato un avversario. Un avversario che i canarini ben presto si troveranno di fronte e al quale dovranno stare attenti. Perchè nonostante le sue trentacinque primavere Ciofani resta sempre uno dei due o tre attaccanti più forti della Serie B. E non lo diciamo noi. Lo dice il campo. Lo dice quella storia che Daniel Ciofani ha scritto con la maglia del Frosinone Calcio sulle spalle. Quella storia che nessuno potrà mai cancellare e che da oggi avrà un protagonista principe in meno. Ciao Daniel e buona fortuna per il prosieguo di una carriera che possa regalarti tante altre belle soddisfazioni!