Nel gelo dello "Stirpe" la palla spedita in rete da Edin Dzeko cristallizza in pochi centesimi di secondo gli entusiasmi di una (mezza) impresa che poteva mandare i canarini a Genova con ben altro spirito, al di là di una classifica che poteva essere migliorata con un mattoncino dello stesso peso specifico di quelli messi contro il Milan e la Fiorentina. E invece i "leoni" dopo una battuta di caccia selvaggia, in cui sono venuti fuori una grande aggressività ed uno spietanto killer instinct, sono costretti a strozzare in gola il ruggito.

La domanda che riecheggia dopo il 95' è semplice semplice: il Frosinone avrebbe dovuto accontentarsi del pareggio, gestendo meglio la palla senza offire il fianco alla Roma. O avrebbe dovuto provarci fino alla fine? Il pensiero di Baroni, in estrema sintesi è stato: a noi servono punti e non si possono buttare. Il Frosinone è apparso "lacerato" da questo dubbio quasi amletico negli ultimi minuti, non riuscendo ad accorciare e a ricompattarsi, lasciandosi aperto uno spiraglio nel quale la voglia di entrarci ha superato la percezione del rischio. Tanto va la gatta al lardo... verrebbe da dire.

Troppo grossa la tentazione di fare il colpaccio e di regalare al pubblico un successo storico. Troppo appetitoso il piatto che la Roma gli stava facendo annusare. E' salita l'acquolina e con essa una distrazione di troppo, fatale. Ma la squadra distratta lo era stata anche nella prima parte di gara, facendosi infilare due volte in velocità quando invece il vantaggio avrebbe dovuto indurre a maggior equilibrio. Il Frosinone anche stavolta con l'agonismo, il cinismo, la forza fisica, ha provato a tappare le falle. Di più, spaventando la Roma. Aggredendo i capitolini. Non facendoli ragionare, costringendoli all'errore.

E di errori (leggasi svarioni) ieri sera se ne son visti tanti. A carriolate. La ricerca del premio nell'agone alla fine ha dato ragione alla squadra con maggior talento e maggior peso offensivo. E punito oltremodo quella che con la categoria ha sì preso maggior confidenza ma alla quale manca ancora un pizzico di sana crudeltà sportiva.