Non sarà calcio champagne, ma un brindisi a questo Frosinone va fatto. In alto il calice della concretezza e applausi al suo condottiero. Quel Pasquale Marino che riesce a “fiutare”i pericoli nell’aria e a sistemare la sua squadra in previsione di ciò che potrebbe accadere. Un allenatore che da bravo psicologo, dopo ogni sconfitta riesce a far risorgere i canarini dalle ceneri ogni volta più forti. Di testa, soprattutto, più che di gambe. Un allenatore che sa accontentarsi di quel che il blocco gli può dare e regolarsi di conseguenza. Dopo l’1-0 sul Brescia, un altro risultato con il massimo dei punti maturato con il minimo sforzo. Un altro rigore, stavolta segnato, e tanta sostanza. A far legna in mezzo al campo ci pensa Maiello, a metterla in ordine Sammarco, ad accendere qualche piccolo fuocherello Soddimo. Difende a cinque per quasi tutta la gara il Frosinone con la sua ultima linea, baluardo quasi insuperabile. Zappino ostenta sicurezza, Dionisi scatena tanti cavalli vapore quando prende palla e ribalta l’azione, Ciofani fa a sportellate e difende con orgoglio tutte le sfere che transitano davanti alla sua orbita, come meteoriti attratti dalla forza di gravità.
Cambiano gli interpreti, un po’ alla volta, cambia lo spartito, si scende dall’allegro andante e dalle sinfonie, si va nel barocco, ma è sempre musica d’autore. Musica per le orecchie della società, acuti da tre punti uno dopo l’altro, ed una rincorsa al vertice che ricomincia, complice il mezzo passo falso del Verona, altri due punti messi a distanziare sia il Benevento, sia la Spal. Cambiano gli uomini, ma con la bilancia dell’orafo: un pizzico alla volta, a testimoniare che il turnover, nella sua accezione più radicale, non è tra i metodi preferiti dallo staff. Che preferisce centellinare e non stravolgere. E finché i fatti, il campo e le vittorie, continueranno a dargli ragione, il condottiero Pasquale Marino troverà sempre terreno fertile su cui impiantare le sue idee di gioco ed aspettarne i frutti. Che (forse) arriveranno solo a fine stagione, ma per ora l’albero del Frosinone cresce bene, sano e robusto, recuperando linfa in fretta anche quando ci si dimentica di innaffiarlo, con radici ormai talmente in profondità da renderlo sordo a qualsiasi tempesta. Una forma vivente refrattaria ai cambiamenti climatici, capace di adattarsi ad un campionato che si evolve di giornata in giornata, assorbendo quanto di buono propone il turno, massimizzando la crescita, risparmiando le energie, sopperendo alle fatiche. Vincendo su un campo ostico per tutte le altre squadre di B, ma non per i giallazzurri. Che continuano a mandare chiari segnali al campionato.