Seconda ventata di gioventù ieri mattina nella sala stampa del "Benito Stirpe" con la presentazione di tre giovani neo canarini che, complessivamente, arrivano a sessantatre anni. Si tratta di Benjamin Lhassine Kone (2000), Milos Bocic (2000) e Andrea Oliveri (2003). Tutti giovani veri dal viso pulito. Ragazzi normali nella vita di tutti i giorni trascorsa in famiglia ed è il caso di Kone, o in compagnia delle rispettive fidanzate gli altri due. Quando non li chiama il campo per gli allenamenti settimanali o le partite di campionato. Per tutti e tre una mattinata diversa dalle altre per parlare di calcio. Del Frosinone.

Degli obiettivi da raggiungere sul piano personale e di squadra e, ovviamente, delle speranze che ognuno nutre di arrivare al punto massimo della carriere. Sono giunti per questo nel club di Viale Olimpia, diventato trampolino di lancio verso la Serie A. Dice il più giovane Andrea Oliveri che la sua qualità migliore, quando è in campo, è la ferocia che altro non è se non «la massima determinazione in ogni movimento che fai sul terreno di gioco. Per me è fondamentale sia quando sei in possesso palla, sia quando il pallino del gioco è degli avversari».

Ovviamente di ferocia ne ha tanta anche Kone e lo ha già dimostrato nelle tre gare giocate. «Ho sempre fatto la mezz'ala - precisa - ma mi è capitato anche di essere con allenatori che giocavano a due in mezzo al campo. E non ho mai avuto problemi».

Domenica si gioca a Benevento e riuscirà il centrocampista a tenere a bada la foga evitando di cadere in qualche provocazione? «Non mi preoccupo per questo - ribatte - ma solo di recuperare bene dalla lieve distorsione accusata contro il Brescia». Bocic parla del suo primo impatto davanti al pubblico amico. «Sono contento di essere qui perché sono in una società che fa crescere i giovani e quindi può in questo aiutarmi. I tifosi, poi, ti danno la spinta necessaria per giocare sempre al massimo».

Oliveri è entusiasta: «La tifoseria non l'avevo mai vista dal vivo ma è qualcosa di magnifico. Io avevo accanto i compagni in panchina, li chiamavo per far vedere che avevo la pelle d'oca. Quando attaccavamo e si alzavano tutti in piedi è stato qualcosa di bello». Benedetta gioventù ma anche benedetta esperienza: vi stimola il fatto che giocate al fianco di compagni molto esperti?
«Per quanto riguarda l'esperienza – inizia Kone – gente come Lucioni, Garritano e altri, in campo ci spiegano alcuni movimenti e ci spingono a dare il massimo. Sulla tifoseria, io contro il Frosinone avevo già giocato e conoscevo il suo grande calore».

«I compagni più esperti - aggiunge Oliveri - mi aiutano tanto anche negli allenamenti. Li seguo sempre con molta attenzione. Ho tanto da imparare da loro». Infine hanno difficoltà Kone, Bocic e Oliveri nell'interpretare il gioco che vuole Grosso? «È di una semplicità estrema. Lui ci chiede di divertirci, ovviamente rispettando quello che ci dice di fare, cioè le regole che noi cerchiamo sempre di fare nostre in ogni partita».