Un vecchio adagio recita che il lavoro premia sempre. Una affermazione che, ovviamente, a tutti appare vera e giusta ma che, altrettanto ovviamente, ognuno di noi sa che non trova sempre riscontro nella realtà. Perchè nella vita, come nel lavoro o nello sport in questo caso, a volte sono altri i fattori che consentono il successo di un percorso professionale. Soprattutto per chi è giovane questo vale a maggior ragione perchè farsi spazio e ritagliarsi un proprio posto non è mai facile. Qualcuno però riesce a farsi notare per il lavoro svolto e iniziare un cammino di crescita. È questo il caso, ci sembra di poter dire senza offendere nessuno, di Angelo Mirabello da pochi giorni chiamato a sedere sulla panchina dell'Arce. Una delle società più importanti del nostro calcio dilettantistico che anche nel prossimo campionato proverà ad essere protagonista nel campionato di Eccellenza. Con lui abbiamo parlato appunto della nuova avventura che sta per intraprendere.
Si attendeva questa chiamata?
«Ad essere onesti - dice - no. Soprattutto perchè non pensavo di essere finito sotto i riflettori di una società importante come l'Arce. Una squadra che negli ultimi anni ha sfiorato l'approdo in Serie D e che ha alle spalle una società tra le più strutturate in provincia e che può disporre di un impianto bellissimo».
Perchè pensa di essere stato scelto?
«Voglio interpretare questa chiamata come un premio al lavoro svolto in questi anni. Una cosa che mi rende davvero orgoglioso».
Lascia un ambiente, quello del Tecchiena, dove ha fatto bene e si è fatto notare. Che ricordo conserva di quella esperienza?
«Gli ultimi due anni sono stati i più belli da quando alleno. Ho sempre potuto contare su una società sana fatta di persone competenti e per bene che mi hanno sempre dato tutto e alle quali va il mio più sentito ringraziamento».
È un tecnico abituato a lavorare e valorizzare i giovani. Sarà cosi anche ad Arce?
«È stato uno dei primi argomenti trattati con il presidente Marrocco e con il direttore Caldaroni. In questo ho trovato più di una porta aperta perchè il presidente ha iniziato un lavoro sulla crescita degli istruttori e sul lavoro dei tecnici delle giovanili che, sotto l'input di uomini competenti come mister Marasca, sta già producendo risultati. Portare ragazzi del vivaio in prima squadra è un obiettivo dichiarato della società».
Intanto si parte con le riconferme di parecchi elementi della rosa attuale?
«Anche queste operazioni sono frutto della volontà del presidente e io condivido in pieno. D'altronde questa è l'ossatura di una squadra che due anni fa era arrivata a due punti dalla D. Io ho iniziato i contatti con il nucleo storico della squadra a partire dal capitano Pintori che si è messo subito a disposizione delle mie idee».
Come giocherà il suo Arce?
«Mi porto dietro delle idee di calcio ma non mi sono mai legato ai moduli che sono solo dei numeri mentre in campo scendono degli uomini. Prima di scegliere devo avere chiare le caratteristiche di ognuno dei miei giocatori».
Ha chiesto rinforzi?
«Stiamo lavorando per portare in squadra dei puntelli in ogni reparto. Soprattutto in difesa. Ho dato al direttore dei profili, non dei nomi».
Che ruolo deve ritagliarsi l'Arce nel prossimo campionato? Sente la pressione del risultato?
«Mi è stato chiesto di fare bene ma non abbiamo parlato di piazzamenti o di risultati specifici da centrare. Una delle prime cose che il presidente mi ha detto è quella di lavorare con serenità. Un fatto che ho apprezzato anche se ho chiaro che l'attesa sui risultati sarà certamente maggiore rispetto agli anni passati. Lo accetto: fa parte del gioco».