Sono giorni cruciali, questi, per il futuro bianconero. Il Sora Calcio 1907 resterà in Eccellenza o volerà in serie D (per vincerla) e correre verso il professionismo? Domande pesanti, cui solo il numero uno della dirigenza volsca poteva rispondere. E così ci siamo rivolti all'avvocato Giovanni Palma, 'l'uomo della provvidenza', quello che lo scorso anno prese per mano il club e lo stravolse per raggiungere obiettivi importanti. E il campo gli stava dando ragione, fino a quando l'emergenza Covid-19 ha "ammazzato" il torneo e messo stop allo svolgimento di gare e allenamenti. Adesso, però, si programma il domani. Un domani che da una parte vede proprio Palma e il suo entourage, pronti a spendere tempo e denaro in un progetto vincente e ambizioso, dall'altra...solo dubbi. Dubbi che lo stesso cassazionista vede e sottolinea, senza timori.

Avvocato, quanto ci crede nel sogno della Serie D?
«Sono convinto che meritiamo la categoria e se oltre a me, ci credono tutti gli altri, questo sogno potrà diventare realtà»!
Che cosa la spinge a lottare tanto per questo territorio che, in fondo, ha imparato ad amare da appena un anno?
«Ho dato tutto in questo progetto. Chi mi ha visto allo stadio, sia in casa che fuori, può testimoniare come mi sono immerso nella realtà sorana, sarebbe una delusione troppo forte doverla abbandonare per colpe esterne».
Alla luce di quanto decretato dalla LND, lei pensa che ci siano ancora possibilità concrete di trasformare il sogno in realtà?
«Certamente ci sono 8 posti che sono destinati alle società di Eccellenza, non vedo chi per storia possa essere avanti al Sora, visto che i criteri saranno oggettivi e noi siamo in possesso di tutto ciò che serve».
Se Sora dovesse arrivare nella quarta serie nazionale, si pensa già ad un progetto in "grande stile" e ad ampio respiro, ci può dare qualche dettaglio?
«In caso di "D" faremmo senz'altro meglio di quanto fatto quest'anno, perché avremmo un anno di esperienza in più sulla piazza. Si punterebbe decisi alla vittoria del campionato e all'accesso alla C e credo che possa essere, paradossalmente, più facile. Progetti collaterali, a stampo non solo sportivo ma anche sociale, saranno ovviamente legati all'operazione».
L'Amministrazione cittadina si è resa disponibile, stando all'ultimo colloquio, a fornirle tutto il supporto possibile per questa "missione". Come sta volgendo la collaborazione con la politica sorana?
«Ho avuto un colloquio costruttivo con il sindaco Roberto De Donatis e con l' assessore allo sport Daniele Tersigni, ma solo la promozione in "D" ci dirà se l'Amministrazione si sarà realmente impegnata come promesso».
Si aspetta aiuto anche da altre istituzioni? Chi può fare cosa per aiutare il Sora a prendersi quanto gli spetta?
«Io, da presidente, ho allestito una compagine che avrebbe stracciato il campionato ed il Covid non ha permesso che ciò avvenisse. Stante lo stop a 9 gare dal termine, ora sta alle istituzioni decidere se voler riconoscere ciò ed avere un Sora competitivo in D, oppure distruggere il mio progetto, magari per far si che personaggi sorani si riprendano le redini della squadra destinandola ad ulteriori anni di anonimato. È Tutto in mano a loro, io ora non posso fare null'altro, decideranno le istituzioni. A noi non resta che attendere».
Lei fin dall'inizio ha parlato di portare il club volsco nel professionismo, come si può raggiungere questo obiettivo?
«Con lavoro e serietà, ho un curriculum che parla chiaro, che parla per me meglio di tanti discorsi. L' anno prossimo sono certo di poter vincere il campionato di D, voglio fare gli investimenti opportuni e spero che questa occasione sia data al Sora...perché se non sarà qui, sarà da un'altra parte, purtroppo»!
Che cosa si aspetta, invece, dal suo pubblico che, leggiamo sui social, le è molto vicino moralmente?
«Spero che i tifosi mi capiscano, ho già parlato con un gruppo, gli ho spiegato che il Sora per me è in D per requisiti oggettivi: storia sportiva, stadio, tifosi, solidità economica, risultati ecc. Bisogna solo che le istituzioni facciano la loro parte. Se ci venisse sfilato ciò che abbiamo ampiamente meritato significherebbe che a Sora non potrò mai contare sull'appoggio che penso di meritare, significherebbe che il blasone del Sora sarà calpestato nell'ignavia di tutti, dei tanti che parlano parlano ma nulla contano. Siamo ad uno spartiacque: Sora deve dimostrare di non vivere più di ricordi ma deve iniziare a costruire nuovi sogni».