È passato quasi un mese dal termine dell'attività agonistica della Biosì Indexa Sora, sono passati circa 30 giorni dall'ultima palla messa a terra da Vibo nel fortino del Palavalentia, quella stessa che ha decretato il brusco arresto della marcia bianconera in SuperLega. Smaltita la delusione, però, si pensa già al futuro, c'è da lavorare ad una nuova rosa, si aspetta con ansia la decisione della Lega circa il presumibile ritorno alle retrocessioni.
Tutti argomenti che coach Mario Barbiero affronta con la solita serenità negli studi di "Radio Day".
Parte da una disamina della competizione appena conclusa, il mister di Velletri: «Non è stato un anno positivo perchè facciamo uno sport agonistico di alto livello ed avremmo potuto essere soddisfatti solo se la classifica fosse stata diversa - spiega - d'altra parte, però, abbiamo avuto la possibilità di migliorare in tanti fattori, che ritenevamo indispensabili. Nel complesso, avremmo dovuto vincere più set, arrivare più spesso al tie break e portare partite a casa. Questo dovevamo farlo. Abbiamo giocato gare, sia in casa sia fuori, dove eravamo lì lì per andare al tie break, come Verona, Modena, Ravenna. Forse da tre incontri siamo usciti sconfitti senza pover recriminare nulla. Andare al quinto game, perdendolo poi per 30-28, genera un accumulo di stress difficile da smaltire. Tra le note positive, mettiamo a referto la maturazione dei giovani, cresciuti tutti professionalmente perchè la gran mole di lavoro fatta, insieme al loro impegno, ha fatto sì che migliorassero parecchio, tanto che nell'ultimo mese abbiamo vinto tre macth. Nei più giovani, poi, come Nielsen, Caneschi, Mauti, si è visto un salto di qualità».
Che cosa ne pensa del livello attuale della massima serie italiana di volley?
«La SuperLega vive di dinamiche che contrastano con la crescita della pallavolo italiana, orientate più alla crescita del campionato, dove gli stranieri fanno la differenza e sono i più ricercati e pagati. Si dovrebbe fare qualcosa. Se vediamo uno venuto da noi a Sora, Censchi, ha avuto la possibilità di giocare un anno in massima categoria ed è un centrale che tutti osservano, verrà chiamato anche con la Nazionale B, quindi ciò che credo è che manchino le opportunità ed il campionato di SuperLega deve fare qualcosa in più per i ragazzi... I giovani italiani sono bravi quanto gli stranieri ma hanno meno opportunità rispetto a loro».
Agli inizi di maggio si dovrebbe sapere se il prossimo anno torneranno le retrocessioni oppure no, lei è a favore o no? E perchè?
«Partiamo dal presupposto che un campionato senza retrocessioni è quasi inaccettabile perchè deve esserci la giusta competizione sia in alto sia in basso, sia tra chi deve salire che tra chi deve scendere. C'è un però importante: nella SuperLega, così come è stata costruita nel tempo, ad oggi le retrocessioni sarebbero un disastro inenarrabile perchè arresterebbero il progetto di alcuni club che hanno investito sui giovani e perchè fermerebbero i progetti di ristrutturazione delle società anche in merito ad organizzazioni interne, palazzetti... Passare, quindi, da 0 a 3 retrocessioni, significa mettere in difficoltà tutti, tanto è vero che già i rumors ci narrano di club che hanno difficoltà di budget per la prossima stagione; quindi credo che, come tutti i cambiamenti, debba essere fatto con gradualità e con uno studio approfondito prima. Le retrocessioni devono tornare attraverso un percorso. E' impensabile fare due anni senza e poi inserirne tre di colpo».
Come è cambiata la pallavolo dai suoi esordi ad oggi?
«È cambiata tanto dal punto di vista fisico perchè la specializzazione è esplosa. Nei vari ruoli si trovano giocatori straordinari. Ma è mutata anche dal punto di vista dell'organizzazione. Mentre prima la pallavolo era molto giocata sul singolo e sulle qualità tecniche, ora il gioco di squadra è fondamentale e somiglia sempre più ai giochi di squadra di alto livello e di situazione, come il calcio o il basket, dove non si può giocare sempre allo stesso modo ma bisogna cambiare nell'arco del set e del match, soprattutto bisogna sapersi adattare alle caratteristiche dell'avversario e batterlo. Non bisogna giocare bene, ma meglio».
Tornando alla Biosì Indexa Sora, si riparte dalla conferma di Petkovic?
«Ci mancherebbe che Petkovic non sia riconfermato. Abbiamo due grossi motivi per farlo. Il primo va cercato nelle sue prestazioni; dobbiamo anche ringraziarlo per essere stato un grande trascinatore. Il secondo sta nel fatto che vogliamo dargli la possibilità di rifarsi con una squadra più competitiva dove lui resta la pedina fondamentale. Questo è il mio desiderio e so che la società sta già lavorando su questo».