Jorge Luis Borges amava dire: «Mi sono sempre immaginato il paradiso come una specie di biblioteca». Non sappiamo se lo scrittore e poeta argentino abbia mai visitato l'Archivio Storico Generale della Fabbrica di San Pietro, ma, se lo avesse fatto, nessuna frase avrebbe potuto rappresentare e identificare meglio uno dei luoghi più importanti della cristianità e della cultura mondiale.
Una culla che custodisce tutti i segreti della costruzione, e non solo, della Basilica di San Pietro. Tra lettere, progetti, appunti e documenti di ogni genere, redatti di proprio pugno da uomini che hanno fatto la storia dell'umanità come Michelangelo e Bernini, solo per fare due nomi, l'Archivio della Fabbrica di San Pietro è un luogo suggestivo che infonde un sentimento di profonda deferenza in chiunque abbia la fortuna di imbattersi in quella pietra. Sebbene nasca il 13 gennaio 1579, l'Archivio affonda le sue radici nel 1506, nell'origine dell'istituzione petriana.
La Fabbrica, fin dalla sua fondazione, ha conservato con cura i documenti sull'esercizio e sviluppo della propria attività, e, ancora oggi, sono riscontrabili i pagamenti della prima metà del XVI secolo per la costruzione degli armadi dove "serbare le scritture". Soltanto nel 1579, però, il Collegio dei Cardinali incaricò l'economo "provideri de archivio apud Fabricam Basilicae Principis Apostolorum de Urbe in quo reponantur scripturae […] ad Fabricam Spectantes" e in seguito a questa decisione il complesso documentario fu collocato in una stanza della Basilica.
Nel 1650, durante l'economato di Andrea Ghetti, la documentazione ricevette un primo ordinamento valido ancora oggi: fu redatto il Repertorium concordantiae corredato di indice alfabetico e sui dorsi dei faldoni, circa 480, fu riportata l'indicazione analitica del contenuto. Nella prima metà del '700 l'Archivio fu spostato dalla sua prima ubicazione e collocato in una delle sale ottagone della Basilica, presso la Cappella Clementina, dove rimase fino alla fine del secolo quando uscì, per la prima volta, dal Tempio petriano per essere trasferito a palazzo Gabrielli Borromeo, detto del Seminario romano, preso in enfiteusi dalla Fabbrica nel 1796.
Questa circostanza preservò l'Archivio dalle perdite seguite all'occupazione napoleonica. Rientrato nel 1824 in Basilica, l'Archivio subì un altro importante intervento di riordino ad opera di Giambattista Carinci. La sede attuale dell'Archivio è stata sistemata nel 1984, negli Ottagoni che gravitano intorno alla Cupola di San Leone Magno della Basilica. La documentazione, raccolta in diecimila unità conservative fra codici, registri, faldoni e cassette, è protetta in cento armadi. Il complesso documentario è costituito da codici con eleganti legature, spesso miniate, ma anche da miscellanee di carte sciolte che conservano gli autografi e i disegni dei più grandi architetti che hanno contribuito alla costruzione e alla conservazione della Basilica. Questo patrimonio inestimabile è custodito dalla responsabile dell'Archivio Storico Generale: la frusinate Simona Turriziani.