Che potesse essere una serata di emozioni, riflessioni, condivisione, amicizia, si era capito già dal grande entusiasmo che tanti giovani hanno messo per aiutare chi è stato costretto a fuggire dalle bombe e dai missili per salvarsi, abbandonando familiari, amici, casa, scuola, lavoro, la loro quotidianità. La loro terra. Venerdì scorso, al centro pastorale di Fiuggi, c'è stato l'abbraccio dell'accoglienza agli ucraini, alla presenza del vescovo della diocesi Anagni-Alatri, monsignore Lorenzo Loppa. Ucraini ospitati non solo a Fiuggi ma anche ad Anagni, Morolo, Tecchiena, Castello, Mole Bisleti e parrocchie circostanti.

La serata è stata organizzata dalla Caritas e dalla pastorale giovanile e vocazionale. Toccante il momento delle testimonianze di alcuni profughi. Un adolescente ha raccontato della fuga in Italia confidando il desiderio di tornare presto nella sua terra, ma libera dai bombardamenti. E di quei bombardamenti, della fuga in cantina per trovare riparo, del viaggio poi in Italia per salvare il futuro dei figli, lasciando mariti e genitori in Ucraina, hanno raccontato tre mamme.

La serata è iniziata con la consegna dei beni raccolti dai giovani. È seguito il momento di preghiera con monsignore Lorenzo Loppa. I passi delle sacre scritture sono stati letti anche in lingua Ucraina e un interprete ha tradotto la riflessione del vescovo, il quale riferendosi al Vangelo proclamato poco prima ha detto «che ci porta tante belle notizie. La prima è che ‘come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi'. E poi, altra cosa bellissima, ‘voi siete miei amici'. E i veri amici si riconoscono perché sono disponibili fino al dono della vita. E ancora, dice Gesù, ‘non vi chiamo più servi ma amici'».

Prima della Passione – ha aggiunto il vescovo – «Gesù, accerchiato dai nemici, dice: ‘Se sarete miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi'. È la verità è: voi siete miei amici, perché Dio Padre ci vuole bene e siamo tutti fratelli e sorelle». Sua eccellenza si è poi soffermato sulla bandiera della pace, messa al centro della grande bandiera ucraina blu e gialla distesa nel salone: «Questa bandiera ci dice che dobbiamo stare tutti sotto lo stesso arcobaleno. Questa bandiera mette insieme pace e arcobaleno perché nasce quando, dopo il diluvio universale, arriva il segno di Dio attraverso l'arcobaleno messo in cielo, e Noè, capostipite della nuova umanità, capisce che quell'arcobaleno porta la pace, è il segno della nuova alleanza. E adesso i colori dell'arcobaleno sono quelli della diversità sotto la quale tutti dobbiamo stare, insieme, senza paura, figli e figlie.
Altrimenti diventiamo schiavi del peccato. Noi a volte dimentichiamo i passi della pace ma, se siamo amici, vedremo di nuovo risplendere l'arcobaleno sopra di noi».

Tra i presenti anche don Luca Fanfarillo, responsabile del servizio diocesano ci pastorale giovanile e vocazionale e il codirettore della Caritas diocesana Piergiorgio Ballini. Quest'ultimo ha donato un fiore alle donne presenti. L'appuntamento è proseguito con un momento conviviale all'aperto. Un'occasione anche per stringere amicizie con i nuovi arrivati.